«Lanzalone influenza la politica »
Duri i giudici sull’avvocato «spregiudicato»: la sua difesa smentita dai fatti e dai testimoni
«Spregiudicato» nella sua capacità di influenzare la politica e le scelte dell’amministrazione, quanto «privo di consapevolezza» nel negare le accuse «con giustificazioni inverosimili», Luca Lanzalone non può lasciare i domiciliari perché, in forza delle sue relazioni sopravvissute alle dimissioni da presidente Acea, è ancora in grado di inquinare le prove dell’inchiesta sullo stadio della Roma. Il gip Tomaselli, nel motivare la sua decisione, parla anche di «quadro probatorio aggravato» per l’avvocato grillino rispetto al giorno dell’arresto.
A conferma di un ruolo che andava ben al di là della sua veste ufficiale, il giudice per le indagini preliminari rigetta l’istanza presentata da Luca Lanzalone per lasciare i domiciliari perché «il concreto pericolo di recidiva e di inquinamento probatorio appaiono assai elevati e in nulla scemati dalle sue dimissioni quale presidente di Acea». In sostanza, scrive il gip nelle motivare la sua ordinanza, «Lanzalone ha dimostrato di godere di una rete di relazioni assai ampia e di una notevole capacità di influenzare le decisioni di organi di vertice della politica e dell’amministrazione» che l’inchiesta non ha interrotto.
Coinvolto con un ruolo preponderante nell’associazione a delinquere che avrebbe messo in piedi l’immobiliarista Luca Parnasi, l’emissario dei vertici grillini per affiancare Virginia Raggi nel dossier Tor di Valle chiedeva misure cautelari attenuate. Dalle ulteriori prove raccolte e dagli interrogatori seguiti ai nove arresti del 12 giungo, si rafforza invece, secondo il giudice, «il contesto probatorio di estrema gravità, in ragione della spregiudicatezza e pervicacia dimostrata dal Lanzalone nell’asservire la propria pubblica funzione agli interessi del privato».
Nè ad alleggerire la posizione dell’avvocato genovese ha contribuito il suo interrogatorio. Lanzalone, scrive la gip Maria Paola Tomaselli, ha reso «dichiarazioni del tutto svincolate e contrastanti con i dati probatori acquisiti». Di più, «le giustificazioni addotte da Lanzalone in relazione tra l’altro alle utilità ricevute (le tangenti mascherate da consulenze fatte avere al suo studio legale da parte di Parnasi, ndr) appaiono in taluni casi inverosimili e sempre contraddette dai dati probatori esistenti».
Ma il dato che forse più rile- va in questa fase dell’inchiesta è il ruolo di pubblico ufficiale rimarcato dal gip per il «Mr Wolf» grillino, un punto fondate nell’accusa di corruzione sostenuta dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Barbara Zuin. Il giudice cita le testimonianze rese dal dg della Roma, Mauro Baldissoni, da quello capitolino, Franco Giampaoletti, dalla sindaca Raggi (tutti ascoltati una seconda volta su questo punto) e del collaboratore di Parnasi, Luca Caporilli (arrestato) dalle quali emerge «il ruolo di
funzionario di fatto del Lanzalone e l’incarico di natura pubblicistica rivestito dal medesimo nell’amministrazione capitolina».
È la debordante tendenza ad entrare in ambiti non dichiarati (nomine incluse) da parte dell’ex presidente Acea, già descritta nell’informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo. Elementi, questi, che «unitamente all’assenza di alcuna consapevolezza della illiceità della sua condotta e dalla negazione della propria responsabilità anche di fronte all’evidenza, rendono inidonea ogni misura diversa dagli arresti domiciliari».
L’interrogatorio
Mr Wolf «ha reso dichiarazioni svincolate e contrastanti con i dati probatori acquisiti»
Testimoni La sindaca Raggi e Baldissoni (As Roma) parlano del ruolo pubblico di Lanzalone