Bimbo precipitato, processo all’uomo che voleva salvarlo
Marco, 4 anni, è morto nella tromba dell’ascensore della metro
Le sue mani protese verso il nulla per afferrare Marco, 4 anni, che urla disperato mentre precipita nel vuoto. E’ l’immagine dell’incubo che accompagna ogni giorno, dal 9 luglio del 2015, la vita di Flavio Mezzanotte, 36 anni, testimone di una tragedia di cui però è accusato di essere il responsabile.
L’uomo, un ex tecnico dell’Atac, ieri è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo perché la procura lo ritiene colpevole della morte del piccolo, caduto tre anni fa nella tromba di un ascensore alla fermata della metro di Furio Camillo. Secondo il pm Maria Letizia Golfieri, l’imputato quel pomeriggio ha effettuato una manovra non prevista tra le sue competenze per soccorrere il bambino, rimasto intrappolato con la mamma. Prima di entrare nel dettaglio del dramma, bisogna riavvolgere il nastro della memoria a quel giorno. A Roma quel 9 luglio fa un caldo torrido, quando all’improvviso Francesca Giudice, in compagnia di Marco, resta imprigionata nell’ascensore. All’interno della cabina sono quaranta gradi. Anche la luce salta subito. La donna preme il bottone dell’allarme. Lei e figlio, seduto in carrozzella, rischiano di svenire. Sono senza acqua, e stanno sospesi al primo piano all’altezza di venti metri. Cosi Mezzanotte, assunto nel 2006 presso la municipalizzata dei trasporti capitolini, cerca di scardinare la porta principale. Lo sforzo però è inutile. Allora, vedendo che i soccorsi tardano, decide di prendere in mano la situazione. Sale su un montacarichi parallelo all’ascensore bloccato, e quando lo affianca, svita un pannello per far circolare aria. E questo - secondo l’accusa - sarebbe l’errore commesso da Mezzanotte. Una volta accostatosi all’elevatore, avrebbe dovuto aspettare l’arrivo del team specializzato agli aiuti, essendo lui privo delle nozioni necessarie ad agire in una situazione estrema. Invece l’imputato, il pannello lo toglie. Solo che quel lato dell’ascensore si affaccia nel vuoto e appena il piccolo vede una fessura spalancarsi corre verso il tecnico, salta per raggiungere il montacarichi che però è troppo distante e cade nel vano. Un volo tragico che avviene davanti agli occhi della madre, Francesca, adesso 46 anni, paralizzata dalla consapevolezza di quanto sta accadendo. Mezzanotte – difeso dagli avvocati Giuseppe Marazzita e Valentina Chianello - allunga le braccia per agguantare Marco in qualche modo, ma senza successo. Poi scende nella speranza di trovare il bimbo vivo. Marco però è morto nell’impatto. Queste le fasi ripercorse dall’accusa davanti al gip. Nel processo, che inizierà il prossimo 22 gennaio del 2019, l’Atac è stata chiamata come responsabile civile.