Estate romana, il gigantesco suk lungo il Tevere
Romani e turisti accolti da stand di paccottiglia
È un ibrido tra il suk e la fiera la teoria di stand che punteggiano le banchine del Tevere, da anni cifra dell’estate romana lungo il fiume. Se la qualità degli arredi dei locali è migliorata — come osserva la presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi — l’offerta commerciale è una miscellanea eterogenea: cosmesi fitoterapica e collanine da 3 euro, giochi di magia e accessori per la telefonia mobile. L’intrattenimento varia dal simulatore di volo alla sbarra dello pseudo-vichingo per testare la propria forza.
È un ibrido tra il suk e la fiera nostrana la lunga teoria di gazebo che punteggia le banchine del Tevere, tra Testaccio e piazza Trilussa, da anni cifra dell’estate romana lungo il fiume. Miscellanea che allinea di tutto un po’: stampe dozzinali di capolavori della storia dell’arte (immancabile la Notte stellata di Van Gogh) e collanine da 2 euro, cannabis legale (shocking delicious, scandalosamente deliziosa, proveniente da Amsterdam come recita il cartello che campeggia sullo stand) e ammennicoli di ogni tipo.
Micromondi giustapposti con una religione del caso degna delle avanguardie: talismani sciamanici e giochi di magia, gadget tecnologici e cosmesi fitoterapica. Con la stessa ratio ecco che il banco di souvenir, stracolmo di articoli che vanno dall’armatura del centurione al teschio kitsch (omaggio alla cripta dei Cappuccini?) fronteggia quello del Centro missionari francescani con l’immagine del Papa benedicente. Pietre, cristalli e suggestioni esoteriche si alternano a un ampio assortimento di cappelli (panama, cloche, pagliette) tra cui spunta pure un copricapo in velluto identico a quello di Topolino nel film Fantasia. Gli accessori per telefonia, dalle cover per smartphone alle aste da selfie, tappezzano un intero gazebo, incluse le pareti. Poco più in là, granite dai colori lisergici riempiono la simil gelateria in stile luau, neanche fossimo alle Hawaii. Sul lato verso Porta Portese, mentre gruppi di turisti spiaggiati su ampi cuscini brindano a sangria, lo stand dell’aspirapolvere più amato dalle casalinghe convive a distanza ravvicinata con lo shop di Michael Jackson: chiodi di pelle, guanti glitterati e memorabilia celebrano il mito della popstar di Thriller. Trasgressione, quel tanto che basta, e salutismo: sieri alla bava di lumaca, burri per il corpo dalle nuance più improbabili («Il mosto d’uva sa di marshmallow», le toffolette di zucchero immancabili nei picnic americani, avverte la commessa) e dentifricio al carbone nero al 97% naturale. L’intrattenimento, altro must da sagra di paese, alterna prove di forza e lettura della mano
nella macchina che riproduce la Bocca della verità. Il classico tiro a segno, con ampia scelta di peluche, coabita con il simulatore di volo (2,50 euro a persona) e la sbarra dello pseudo-vichingo che incoraggia i passanti a misurare la propria capacità di resistenza: «Rimani appeso due minuti per vincere» (non prima di aver inserito 2 euro).
Sabrina Alfonsi, minisindaca del I Municipio, rivendica il lavoro svolto negli ultimi anni per migliorare la qualità (in effetti gli arredi di bar e ristoranti sono molto più curati che in passato, ndr). «Abbiamo ottenuto la raccolta differenziata spinta — sottolinea la presidente del Centro storico — e l’imbocco in fogna. Da quando il palco ospita soltanto concerti di musica classica, l’impatto acustico è notevolmente ridotto». Come si può intervenire sull’offerta commerciale per innalzare gli standard? «Servirebbero dei consorzi di artigiani, che altrimenti da soli non riescono a sostenere un periodo così lungo di attività al di fuori delle loro botteghe».