LE PIETRE, ROMA, LE PAROLE
Nei suoi giorni più caotici, incalzata dai pm che indagano sul caso Stadio, cioè sul costruttore Luca Parnasi e sul manager di area Cinquestelle Luca Lanzalone, la sindaca, Virginia Raggi, ha battuto un colpo che non è ancora stato apprezzato come si dovrebbe. Intervistata in tv da Bruno Vespa sul pasticciaccio brutto di Tor di Valle, la prima cittadina a un certo punto, parlando della manutenzione della città, ha detto: «Ho intenzione di togliere i sampietrini da diverse zone e sostituirli con l’asfalto». Questa affermazione, che contiene note di pura rivoluzione, è un po’ caduta nel nulla visti i fremiti politici e giudiziari che attraversano la Capitale. Invece, riflettendoci, in quelle parole forse si nasconde la parziale soluzione a uno dei guai più gravi che affliggono la nostra città e, conseguentemente, l’immagine dei Cinquestelle a Roma: le buche. Quelle voragini urbane che, ogni qual volta vengono citate, fanno perdere ai M5S un bel pacco di voti (esempio: Terzo e Ottavo Municipio).
Le buche, come Roma, non si fanno in un solo giorno, questo va detto. A renderle così distruttive e umilianti ci sono voluti anni e anni d’impegno (si fa per dire), di cui solo due imputabili a Virginia Raggi. Ma tant’è. L’immobilismo della giunta sulla questione non aiuta di certo a ridare smalto al grillismo romano.
Adesso invece, con questa idea di sostituzione, forse si potrà invertire rotta, facendo qualcosa di utile per la città.
Molte delle strade romane, così come notato sul Messaggero dall’ex sovrintendente Claudio Strinati, sono perfettamente asfaltabili. Non si farebbe gran danno se non a una storia breve cominciata nell’Ottocento, quando i sampietrini vennero usati un po’ ovunque, ha sostenuto Strinati. Ma nell’Ottocento a Roma non c’erano migliaia di pullman di turisti che affossavano il fondo stradale. C’erano leggiadre carrozze, non bestioni scorrazzanti.
A questo punto, tocca però alla sindaca dare un senso alle sue affermazioni, uscendo dal semplice proclama. Come? Cominciando con l’individuare rapidamente le strade dove intervenire (via Nazionale? via IV Novembre? piazza Venezia?) e poi operare in tempi brevi con gare d’appalto che non restino sepolte nell’accidia comunale. La «levità amministrativa» della giunta potrebbe trovare un primo forte segno di esistenza. Battendo un colpo, togliendo i sampietrini – non dalle zone che gli esperti riterranno irrinunciabili – e ridando una nuova agibilità alla città. Verrà fatto? Lo speriamo.