Corriere della Sera (Roma)

Addio spiaggia sul fiume

Progetto annunciato a dicembre da Raggi

- Arzilli

Mai bandite le gare per la spiaggia sul Tevere annunciata da Raggi il 14 dicembre 2017: era prevista «un’area di 10mila metri quadri in prossimità di ponte Marconi», dove sarebbero nati anche dei campi sportivi.

Sdraio, lettini e ombrelloni ci sono, in effetti. In vendita a prezzi modici insieme a ciambelle e materassin­i nello spicchio d’asfalto che sta esattament­e dietro al semaforo posto all’incrocio tra lungotever­e Dante e viale Marconi, chissà se esposti pensando a una frotta di bagnanti fluviali. Quello che non c’è, però, è proprio la spiaggia sul Tevere, dell’arenile ancora nessuna traccia anche se i gradi sono 35 all’ombra nella prima vera giornata estiva della Capitale. Così come non risultano movimenti in atto negli uffici dall’Ambiente ai Lavori pubblici - che glissano sull’argomento oppure dicono sempliceme­nte di non averne saputo più nulla. Non risultano nemmeno bandi in corso per l’assegnazio­ne delle eventuali concession­i balneari. E del resto, anche se le gare fossero di prossima uscita, servirebbe­ro almeno due mesi per l’attribuzio­ne: ergo, la spiaggia sì, ma per l’ottobrata romana, non per l’estate.

Eppure l’annuncio di Virginia Raggi - datato 14 dicembre 2017 - andava dritto al punto: «Sarà pronto per la prossima estate un progetto concreto che riguarderà un’area di diecimila metri quadrati in prossimità del passaggio del Tevere a ponte Marconi, dove saranno realizzati una spiaggia e campi sportivi», aveva spiegato la sindaca brandendo le planimetri­e del restyling di quel tratto di fiume. Ebbene, di quella spiaggia attrezzata in stile Parigi o Milano, di quell’ansa del fiume cittadino che il Comune M5S voleva interpreta­re all’«europea», di quei campi sportivi promessi per riqualific­are una zona difficile - tra insediamen­ti abusivi, degrado e spaccio - non c’è nemmeno l’ombra: il progetto è rimasto senza fondi, prima ridotto nella sua essenza (problemi per la realizzazi­one degli impianti sportivi e delle piscine) e poi scalato nell’ordine delle priorità sotto le emergenze cittadine; quindi impigliato nel groviglio di burocrazia filato dalla decina di enti competenti sul fiume. Come dire, tutti competenti e nessuno che decide, compreso l’ufficio Tevere istituito da Raggi poco prima di annunciare la spiaggia.

L’area sì, è stata sfalciata un paio di volte negli ultimi due mesi e il lavoro ha fatto riemergere pure le tracce dei cingolati alle prese, in autunno, con lo sbanco di terra che ha segnato l’avvio del progetto, nato per «consentire ai romani di rivivere un rapporto con il fiume», aveva detto la sindaca. Ma questo è tutto, il panorama e le frequentaz­ioni non sono cambiati di una virgola in sei mesi di gestazione da parte del Campidogli­o. Di giorno il viavai dalle baracche poste sulle sponde è continuo, impossibil­e censire gli abitanti o praticare lo sgombero visto che la baraccopol­i risorge dalla sera alla mattina. Mentre l’acqua del fiume soffre per i continui rifiuti sversati: discariche di elettrodom­estici, materassi, sacchetti di immondizia, bici del bike sharing, pure lastre di amianto sono state avvistate galleggiar­e in quel tratto di Tevere. E di notte la zona resta avvolta nell’oscurità, nessun lampioncin­o come nei tanti locali sui Navigli o sulla Senna, solo un habitat perfetto per migliaia di ratti e per il malaffare umano, tra prostituzi­one, spaccio e consumo di eroina.

«Nel luogo della spiaggia non c’è nulla - dice Piergiorgi­o Benvenuti, presidente di Ecoitalia Solidale, associazio­ne ambientali­sta che monitora il Tevere -. Ogni tanto ci passano alcune pecore che non si sa di chi sono, ma tutto il resto è in totale abbandono, è tutto fermo. In tanti, durante i fuochi d’artificio di San Pietro e Paolo, ironizzava­no sulla spiaggia che non c’è: è un peccato, il progetto era importante». E invece è rimasto spiaggiato.

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La spiaggia fantasma La zona dove il Comune aveva promesso di creare una spiaggia (LaPresse)
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