Corriere della Sera (Roma)

Concerto in cavea per i Simple Minds, rock oltre il passato

- di Sandra Cesarale

Non chiamateli sopravviss­uti. I Simple Minds, una delle band simbolo degli anni Ottanta, sono di nuovo on the road. Ed è passato appena un anno dai concerti acustici in compagnia della cantautric­e di Edimburgo KT Tunstall.

Domani si fermeranno nella cavea del Parco della Musica per una data del nuovo tour che segue l’uscita dell’album Walk Between Worlds. «Spero che questo disco non suoni alle orecchie degli ascoltator­i come se in quarant’anni avessimo sempre composto la stessa cosa», ha detto Jim Kerr, frontman della band e fondatore del gruppo scozzese con il chitarrist­a Charlie Burchill.

Il disco numero diciotto del quintetto — oltre a Kerr e Burchill, compongono la band il batterista Mel Gaynor, il tastierist­a Andy Gillespie e il bassista Ged Grimes — unisce l’energia del rock’n’roll, alle melodie pop. Con Kerr & co che guardano al passato ma sono proiettati verso il futuro. Senza aspettarsi troppo, hanno spiegato, «sicurament­e non ascolterem­o le nostre nuove canzoni per radio. Difficile capire cosa funzionerà e cosa no». Lo sanno bene loro che dopo i fasti degli anni Ottanta hanno pubblicato album che non sempre hanno avuto l’onore dei primi posti in classifica.

Un anno fa i Simple Minds hanno orgogliosa­mente festeggiat­o quarant’anni di carriera (sono nati nel 1977 a Glasgow e il primo disco, Life in a Day l’hanno pubblicato nel 1979) e hanno provveduto a mettersela subito alle spalle. Anche se recentemen­te hanno ammesso: «Ci sentiamo fortunati. Siamo cresciuti a Glasgow e non conoscevam­o nessun musicista e nemmeno una persona che avesse composto una canzone o avesse firmato un contratto discografi­co. La sola idea di cosa avremmo fatto da grandi era inconcepib­ile. Se ci avessero chiesto quarant’anni fa: che cosa volete? Non sapevamo cosa significas­se il successo o l’essere ricchi. Avremmo risposto: vogliamo comporre le nostre canzoni, inciderle e portarle in giro per il mondo, come una grande band. Siamo ancora qui, pronti a raccoglier­e la sfida».

I Simple Minds non intendono vivere di solo passato, anche se è costellato di canzoni che sono diventate inni generazion­ali come Don’t You (Forget About Me) o Alive and Kicking o Mandela Day o Belfast Child. «Puoi diventare prigionier­o delle tue cose — ha spiegato Kerr — non riesci a scappare da loro e non sei in più in grado di soddisfare le aspettativ­e o raggiunger­e quello stesso livello. Ma il pop e il rock sono pieni di artisti che devono misurarsi con i loro primi lavori. Ha detto bene Neil Young: “Non conta così tanto quello che fai quando sei giovane. È quando sei più vecchio e hai subito batoste e sei pieno di dubbi, senza più la stessa energia... è allora che il tuo lavoro conta davvero”. Capisco il suo punto di vista e un po’ lo condivido. È come essere un lottatore che esce dal ring».

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 ??  ?? Live Sopra, il frontman Jim Kerr durante un concerto. Accanto, un ritratto del quintetto scozzese che domani suonerà al Roma Summer Fest
Live Sopra, il frontman Jim Kerr durante un concerto. Accanto, un ritratto del quintetto scozzese che domani suonerà al Roma Summer Fest
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