LA CITTÀ E L’ENIGMA DEL VERDE
In assenza di piogge o vento a Roma continua comunque a cadere un albero al giorno. Sulle teste dei romani, come è successo anche ieri. I feriti da albero cominciano ad essere di più che nei safari se si contano gli ultimi sei mesi. E poi ci sono le auto distrutte, il traffico bloccato e le strade chiuse per ore, le code per l’aeroporto, il caos.
E’ un altro costo occulto che i romani pagano ogni giorno. Certo gli alberi non si sono ammalati tutti negli ultimi due anni, sono tantissimi - 80 mila - a ridosso delle strade, le responsabilità vengono da lontano, i tagli al servizio giardini risalgono più indietro di quanto si immagina, le inefficienze le conosciamo tutti ma di fronte ad un’emergenza che sta diventando una malattia cronica finora i provvedimenti e anche i fondi messi in campo non solo sono inadeguati ad arginare la frana ma mancano anche di qualsiasi prospettiva: una volta caduti o tagliati - se si riuscirà e non si sa in che tempi - tutti gli alberi malati, che cosa pensa di fare l’amministrazione? C’è un piano per curare, migliorare e rimpiazzare il verde pubblico? Ben venga il nuovo tavolo interministeriale per Roma, meglio ancora se il governo «amico» darà dei fondi aggiuntivi ad una città che si è spesa tutto. Ma bisogna anche avere delle idee su come intervenire in primo luogo per garantire l’incolumità nelle strade e nei parchi e poi per progettare quel verde cittadino che i romani si meritano, un verde all’altezza di una capitale, di una capitale europea.