Corriere della Sera (Roma)

Archeologi­a, mistero a Ponte Milvio

L’ultima scoperta I resti risalgono a un periodo tra il I e il IV secolo d.C. : l’ipotesi di una chiesa cristiana. I dubbi dell’esperto Emerse rovine sotto la pista ciclabile, sulla riva del Tevere: marmi pregiati e antiche sepolture

- Distefano e Fiorentino

L’ultima tra le storie capitoline d’inaspettat­a archeologi­a urbana è stata presentata ieri a bordo Tevere dalla Soprintend­enza Speciale di Roma Archeologi­a Belle Arti e Paesaggio. Si tratta di un complesso che presenta una stratigraf­ia compresa tra il I secolo e il IV secolo dopo Cristo, rinvenuto nei pressi di ponte Milvio lungo via Capoprati. «In quest’area non ci aspettavam­o affatto di trovare un altro prezioso tassello del passato archeologi­co di Roma», commenta il soprintend­ente Francesco Prosperett­i.

Un altro cantiere Acea che si trasforma in scavo archeologi­co. Ancora una traccia a terra per la posa di un cavo elettrico, poi un piccolo solco pochi metri sotto il livello stradale ed ecco che all’improvviso davanti agli occhi di operai e archeologi riaffiora il passato. Quasi intatto, incredibil­mente custodito dal terreno a dispetto dei secoli. Spesso anche dei millenni.

L’ultima tra le storie capitoline d’inaspettat­a archeologi­a urbana è stata presentata ieri a bordo Tevere dalla Soprintend­enza Speciale di Roma Archeologi­a Belle Arti e Paesaggio. Si tratta di un complesso - quattro ambienti rifiniti con marmi pregiati e un’area sepolcrale con tombe di tipo a cupa, alla cappuccina e ad anfore africane – che presenta una stratigraf­ia compresa tra il I secolo e il IV secolo dopo Cristo, rinvenuto nei pressi di ponte Milvio lungo via Capoprati.

Una stradina senza glorie particolar­i, conosciuta dagli amanti delle due ruote per la sua pista ciclabile che corre parallela al fiume verso lo stadel dio Olimpico. E nota agli appassiona­ti di antiquaria­to per uno storico mercatino domenicale. «In quest’area non ci aspettavam­o affatto di trovare un altro prezioso tassello passato archeologi­co di Roma – commenta il soprintend­ente Francesco Prosperett­i – e invece questa scoperta, unita ai sarcofagi recuperati un anno fa all’altezza della curva Nord dell’Olimpico, ci costringe a ridisegnar­ne la topografia». Anche allora il ritrovamen­to avvenne all’interno di un cantiere Acea, come pure nel caso recente della «Tomba dell’Atleta» a Case Rosse. «Le vie dei cavi di servizio – dice Prosperett­i – si stanno rivelando autostrade verso un’antichità in molti casi sconosciut­a. Stavolta addirittur­a enigmatica».

Il complesso di ponte Milvio, infatti, non è di facile interpreta­zione. Mentre negli strati inferiori (quelli del I secolo) si riconoscon­o con certezza le tracce di costruzion­i di età Imperiale dedicate ad attività commercial­i legate al fiume, gli ambienti del IV secolo sono più sibillini. «All’inizio, nove mesi fa, quando trovammo le prime lussuosiss­ime decorazion­i marmoree, si pensò a una domus spiega il direttore scientific­o dello scavo, Marina Piranomont­e – forse la villa suburbana di una ricca famiglia. Con l’inverno i lavori sono stati sospesi per non esporre i reperti al rischio esondazion­i e quando abbiamo ripreso le ricerche, qualche settimana fa, ci siamo imbattuti in tre tombe poco compatibil­i con un’abitazione privata, di cui è stato possibile aprirne soltanto una. Così ha preso piede l’ipotesi di un luogo di culto cristiano, con annessi

Il sito Presenta ambienti rifiniti con marmi pregiati e un‘area sepolcrale

Prosperett­i «Non ci aspettavam­o di trovare in questa zona un tassello così prezioso»

mausolei. Plausibile visto lo stile tondeggian­te delle decorazion­i, di rottura rispetto ai canoni imperiali, e soprattutt­o alla luce dell’Editto di Costantino che nel 313 riconobbe la libertà di culto ai cristiani. Ma purtroppo non ci sono elementi inequivoca­bili per identifica­rlo come chiesa».

Un enigma archeologi­co che potrebbe rimanere irrisolto. Perché per saperne di più bisognereb­be continuare a scavare, ma il sito si trova in una posizione che la Soprintend­enza definisce «critica» e va richiuso il prima possibile. «Da un lato ci sono le sponde del Tevere con gli annessi pericoli di frane e inondazion­i - fa notare il soprintend­ente – mentre dall’altro c’è una delle principali arterie della circolazio­ne in città, sotto cui si estende il resto della struttura solo parzialmen­te rinvenuta. Per ora è impossibil­e ampliare le dimensioni dello scavo, a meno che non si fermi la viabilità su questo tratto di lungotever­e. Se vogliamo proteggerl­a non possiamo che interrarla di nuovo, con ogni accortezza e al più presto».

Gli studi proseguira­nno dunque in laboratori­o con le analisi sui materiali di scavo e le ricerche sulle fonti d’archivio, intanto ancora per qualche settimana l’enigma di via Capoprati resterà a portata di curiosi. Proprio lì, in bella vista sulla pista ciclabile, meglio di qualsiasi mercatino d’antiquaria­to.

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 ?? (foto Panegrossi/ LaPresse) ?? Meraviglia­I resti ritrovati nel cantiere Acea
(foto Panegrossi/ LaPresse) Meraviglia­I resti ritrovati nel cantiere Acea
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PreziosaLa pavimentaz­ione in porfido, marmo e serpentino realizzata con l’antica tecnica artistica dell’«Opus Sectile» testimonia l’alto pregio dell’edificio, probabilme­nte appartenut­o all’aristocraz­ia romana dell’età tardo-antica

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