I camerieri in lacrime: «Siamo rimasti pietrificati»
I colleghi del ristorante «Capperi!»: gli volevamo tutti bene
Il problema di ieri, per quelli di Capperi!, è stato far sembrare ordinario un giorno così straordinario. I clienti entravano attraverso il varco ritagliato nella siepe e subito avevano a che fare con il direttore di sala, un tipo gentilissimo, completo blu senza cravatta e sguardo che diceva tutto sullo sforzo compiuto per contenere le lacrime e restare professionali nonostante lo choc della morte di Matteo. «E come vuole che l’abbiamo presa - dice al cronista alzando le spalle e aprendo le braccia -. Le dico solo che i camerieri sono ancora di là che piangono».
Non importa se il ragazzo non lavorava da molto tempo in questo ristorante alla Balduina, un locale famoso nel quartiere, all’angolo tra via Damiano Chiesa e via Pantaleone Rapino, che d’estate arriva a servire anche seicento coperti tra interno ed esterno. Si capisce anche solo affacciandosi dalla strada che nel ristorante la botta è stata forte. Loro, i colleghi di Matteo, hanno saputo del ritrovamento del ragazzo mentre erano riuniti a pranzo, tutti insieme a metà pomeriggio, come sempre tra le due infornate di clienti, una a pranzo fino alle 15,30 e l’altra a cena dalle 19,30 in poi. «Che vuole, non lavorava qua da tanto, però si era fatto voler bene - dice uno dei camerieri, in servizio con occhi allucinati -. Ma lasciamo stare, stiamo cercando di lavorare...».
Ma è come se i concitatissimi minuti misto dolore-incredulità seguiti alla notizia del ritrovamento del cadavere del ragazzo sulla Braccianese avessero lasciato un’impronta indelebile, scavata nei giorni di angoscia della scomparsa e fissata ieri per sempre dopo uno squillo di cellulare. «Eh, siamo rimasti impietriti - racconta uno degli ex colleghi di Matteo -. Sa, qua siamo 15 o 16 a lavorare in sala, più altri nelle cucine. Non possiamo credere che sia vero tutto questo». Ogni tanto qualcuno dei camerieri - molti coetanei di Matteo -, giunge le mani e le scuote come in una preghiera abortita. Alcuni, quelli alle prese con i primi clienti, si guardano a distanza cercando un cenno d’intesa per condividere lo stato d’agitazione. Ma senza farsi vedere da chi arriva a Capperi! per farsi una pizza con gli amici, è la regola d’ingaggio stabilita dal direttore al momento dell’apertura. Nelle vetrate delle cucine si notano facce scure, bocche tirate in una smorfia, conciliaboli e teste che prima sembrano dire no e poi guardano al cielo, chissà se per imprecare o cercare spiegazioni. Anche l’atmosfera intorno al locale è strana, la notizia è giunta fino al Virgin Active che sta dietro e, come conferma una donna, pure al Dipartimento di giustizia minorile che sta dall’altra parte di via Rapino. «Una disgrazia, davvero».