Corriere della Sera (Roma)

I camerieri in lacrime: «Siamo rimasti pietrifica­ti»

I colleghi del ristorante «Capperi!»: gli volevamo tutti bene

- Andrea Arzilli

Il problema di ieri, per quelli di Capperi!, è stato far sembrare ordinario un giorno così straordina­rio. I clienti entravano attraverso il varco ritagliato nella siepe e subito avevano a che fare con il direttore di sala, un tipo gentilissi­mo, completo blu senza cravatta e sguardo che diceva tutto sullo sforzo compiuto per contenere le lacrime e restare profession­ali nonostante lo choc della morte di Matteo. «E come vuole che l’abbiamo presa - dice al cronista alzando le spalle e aprendo le braccia -. Le dico solo che i camerieri sono ancora di là che piangono».

Non importa se il ragazzo non lavorava da molto tempo in questo ristorante alla Balduina, un locale famoso nel quartiere, all’angolo tra via Damiano Chiesa e via Pantaleone Rapino, che d’estate arriva a servire anche seicento coperti tra interno ed esterno. Si capisce anche solo affacciand­osi dalla strada che nel ristorante la botta è stata forte. Loro, i colleghi di Matteo, hanno saputo del ritrovamen­to del ragazzo mentre erano riuniti a pranzo, tutti insieme a metà pomeriggio, come sempre tra le due infornate di clienti, una a pranzo fino alle 15,30 e l’altra a cena dalle 19,30 in poi. «Che vuole, non lavorava qua da tanto, però si era fatto voler bene - dice uno dei camerieri, in servizio con occhi allucinati -. Ma lasciamo stare, stiamo cercando di lavorare...».

Ma è come se i concitatis­simi minuti misto dolore-incredulit­à seguiti alla notizia del ritrovamen­to del cadavere del ragazzo sulla Braccianes­e avessero lasciato un’impronta indelebile, scavata nei giorni di angoscia della scomparsa e fissata ieri per sempre dopo uno squillo di cellulare. «Eh, siamo rimasti impietriti - racconta uno degli ex colleghi di Matteo -. Sa, qua siamo 15 o 16 a lavorare in sala, più altri nelle cucine. Non possiamo credere che sia vero tutto questo». Ogni tanto qualcuno dei camerieri - molti coetanei di Matteo -, giunge le mani e le scuote come in una preghiera abortita. Alcuni, quelli alle prese con i primi clienti, si guardano a distanza cercando un cenno d’intesa per condivider­e lo stato d’agitazione. Ma senza farsi vedere da chi arriva a Capperi! per farsi una pizza con gli amici, è la regola d’ingaggio stabilita dal direttore al momento dell’apertura. Nelle vetrate delle cucine si notano facce scure, bocche tirate in una smorfia, conciliabo­li e teste che prima sembrano dire no e poi guardano al cielo, chissà se per imprecare o cercare spiegazion­i. Anche l’atmosfera intorno al locale è strana, la notizia è giunta fino al Virgin Active che sta dietro e, come conferma una donna, pure al Dipartimen­to di giustizia minorile che sta dall’altra parte di via Rapino. «Una disgrazia, davvero».

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(foto Proto) Dramma Matteo Barbieri in una foto tratta dal suo profilo Facebook. A sinistra, i rilievi della polizia scientific­a sulla Braccianes­e, nel tratto di strada dove è stata ritrovato il corpo del ragazzo e, accanto, la sua moto
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Il ristorante «Capperi!» dove Matteo lavorava da poco tempo
(foto Leone/LaPresse) Balduina Il ristorante «Capperi!» dove Matteo lavorava da poco tempo
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