Corriere della Sera (Roma)

«Noi abbiamo offerto alloggi»

Il Comune rivela a Strasburgo anche la storia di una famiglia

- Arzilli

Una raffica di «no» dai rom del River alle proposte del Comune. Case, contributi all’affitto, inseriment­o nel lavoro: una famiglia ha rifiutato otto offerte pre-sgombero del Campidogli­o che, così, ha inviato il report a Strasburgo.

I sì dei Camen e dei Filip: i primi, a Craiova da qualche giorno, riabbracci­ano i tre nipoti e l’unica figlia che era rimasta in Romania; i secondi, col sostegno economico del Campidogli­o, già in affitto a Brasui Postouaro - centro urbano 120 chilometri a nord di Bucarest - e col lavoro assicurato in un cantiere edile del posto. Ma soprattutt­o i tantissimi no - detti in romeno, bosniaco e kosovaro - che hanno segnato l’ultimo mese di trattative tentate dal Comune in vista dello sgombero del camping River, il villaggio che contava 450 rom sulla Tiberina.

I verbali relativi a due anni di tentativi, i report quotidiani degli operatori sociali e del pool di psicologi mandati dal Comune, le video-storie e le coordinate delle famiglie che hanno detto no per continuare a vivere dentro al River nonostante l’avviso di sfratto notificato dal Comune, sono stati inviati ieri a Strasburgo alla Corte europea dei diritti dell’uomo dopo che i giudici hanno deciso per la sospension­e (fino a domani) dello sgombero coatto. Giga e giga di dati a testimonia­nza dello sforzo dell’amministra­zione nel proporre alle famiglie rom delle alternativ­e a degrado, miseria e illegalità. Dal contributo all’affitto alle soluzioni di accoglienz­a presso le strutture capitoline fino al rientro volontario assistito, opzione quest’ultima sostenuta da un contributo di tremila euro all’anno prelevato dalle casse comunali. Tutte proposte formulate a ogni colloquio con i nuclei familiari in questione, quasi tutte puntualmen­te rispedite al mittente: alcune famiglie hanno rifiutato otto offerte del Comune.

Come nel caso della famiglia G., nucleo di sei persone romene, che nell’ultimo mese ha detto quattro volte no al Campidogli­o nonostante il primo abbocco - lo scorso 23 maggio, già si sapeva che il campo doveva essere smantellat­o -, avesse lasciato presagire un esito positivo della trattativa pre-sgombero. Gli operatori avevano infatti incassato dai G. la disponibil­ità a esaminare le soluzioni dell’amministra­zione, quindi avevano fissato la data per il colloquio ufficiale. Al quale, però, alla fine nessuno si è presentato, buca in piena regola. Un «silenzio dissenso» che, secondo Arun - capofamigl­ia dei G. - valeva come un «non ci interessa più».

Il secondo tentativo è del 14 giugno: ai G. viene offerta una possibilit­à in una struttura del Comune. Però il no viene messo a verbale quasi subito, perché al River si sa da tempo che in tante case accoglienz­a della Capitale alle famiglie tocca dividersi per sistemarsi - i padri da una parte, moglie e figli da un’altra - e Arun (comprensib­ilmente) non vuole. Così gli operatori sociali riprovano garantendo ai G. un posto nella struttura situata in via Toraldo: lì le famiglie possono restare unite, nessuna separazion­e, solo un trasloco. Ma il no arriva lo stesso, secco e definitivo su questa terza come sulla quarta opzione, ovvero un pacchetto di proposte messo a punto e finanziato dal Campidogli­o: massimo 800 euro al mese di sostegno all’affitto, l’inseriment­o nel mondo del lavoro attraverso una serie di corsi di formazione oppure una fiche di 5 mila euro da investire per avviare un’attività. Ma niente da fare. A parte i 14 sì dei rom già rientrati a Craiova più le quattro famiglie che hanno trovato una casa da affittare e che quindi usufruisco­no del gettone comunale, il Campidogli­o ha incassato solo dinieghi. Tutti dettagliat­i nel plico spedito a Strasburgo.

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Una delle ospiti del camping River, che il Comune aveva deciso di sgomberare martedì. Operazione saltata per l’intervento di Strasburgo
(foto Leone/ LaPresse) Espulsioni e giudici Una delle ospiti del camping River, che il Comune aveva deciso di sgomberare martedì. Operazione saltata per l’intervento di Strasburgo

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