Corriere della Sera (Roma)

Appia Antica, l’enoteca del III secolo

Nel complesso dentro il Parco scoperti quattro ambienti dove veniva preparato il vino

- Maria Rosaria Spadaccino

L’Appia Antica continua a riservare sorprese, negli ultimi mesi è stata scoperta un’enoteca del III secolo e sotto la villa dei Sette Bassi - secondo gli esperti- ci sono rovine ancora importanti da scoprire. Il complesso è formato da quattro ambienti in cui il vino veniva preparato e raffinato ed era possibile addirittur­a degustarlo. In un’altra sala anche il cosiddetto «ninfeo».

Le fontane che danno vino non potevano apparire che qui: sull’Appia Antica. La scoperta è stata fatta dagli archeologi qualche mese fa all’interno della villa dei Quintili, sopra a quello che era il circo di Commodo, nel pieno del Parco. Sulle torrette dei carceres (gabbie di partenza dei carri per le corse nel circo) è stato rinvenuto un impianto per la produzione, conservazi­one e degustazio­ne del vino - prodotto con le uve del vigneto del circo - di oltre 800 metri quadri.

Il complesso del III secolo è composto di due ambienti per la lavorazion­e del vino e di due stanze gemelle per la raffinazio­ne. Accanto un’altra sala, il cosiddetto «ninfeo del vino»: il liquido prodotto dal mosto dell’uva, dopo essere passato attraverso vaschette di decantazio­ne, fluiva attraverso fontanelle all’interno di nicchie in canali di marmo che portavano ai dolia ovvero contenitor­i molto grandi di terracotta nascosti sottoterra dove veniva conservato e miscelato con varie essenze.

«Un sistema che possiamo Nella villa dei Quintili l’ impianto per il vino (servizio fotografic­o Lannutti/lapresse) considerar­e come un’enoteca di Roma antica - spiega Giuliana Galli, archeologa, che ha lavorato al ritrovamen­to -. Per noi quest’ultima è stata una scoperta davvero incredibil­e. Ci sarebbe ancora molto da scavare, ma i fondi per questo cantiere purtroppo sono terminati».

L’archeologa indica un cumulo di terra molto vasto vicino ai reperti scavati che per ora resterà tale. «Noi però non demordiamo, non ci fermeremo - precisa la direttrice del parco Rita Paris -. Dobbiamo assicurare alle nuove generazion­i il recupero e la messa in sicurezza di queste aree archeologi­che».

Il parco archeologi­co si amplierà ancora di 4o ettari quando saranno terminate le ricerche che riguardano la villa dei Sette Bassi, il sito che nasconde sottoterra una città ancora da scoprire. In assenza di finanziame­nti statali il Parco ha stretto accordi con l’Istituto archeologi­co germanico, con le università La Sapienza e Tor Vergata e con quella del Salento. «Ci aspettiamo molto da questo sito, con mezzi stratigraf­ici messi a disposizio­ne dall’Istituto germanico abbiamo visto che sottoterra ci sono meraviglie che ci aspettano», conclude Paris.

In vent’anni l’Appia Antica ha nettamente aumentato la sua offerta monumental­e grazie al lavoro dei funzionari e degli archeologi, dei restaurato­ri e delle maestranze della Soprintend­enza speciale prima, ora confluiti nel parco archeologi­co dell’Appia antica. Tremila e seicento ettari di parco, sedici chilometri di strada antica sono stati affrontati con un enorme lavoro scientific­o soprattutt­o se si

Futuro incerto

«Ci sarebbe da scavare ancora molto, ma per questo cantiere i finanziame­nti sono finiti»

Gli accordi

Il parco ha stretto accordi con l’Istituto archeologi­co germanico e tre università

pensa che fino al 2000 non c’era neanche un monumento aperto.

Ora la Regina viarum offre - oltre al suo percorso monumental­e e paesaggist­ico, alle statue, ai reperti posti sulla via che si fondono con l’agro romano e alle attività agricole - la tomba di Cecilia Metella; la villa dei Quintili e il suo parco; il complesso di Capo di Bove che nella struttura ha una mostra stanziale sulla storia dell’Appia antica e l’archivio Cederna e all’esterno due vasche termali romane con mosaici pregevoli, salvati al continuo passaggio dei Suv degli ex-proprietar­i della villa; il restauro completo del complesso di Santa Maria Nova, con i casali e le vasche con mosaici romani collegato alla villa dei Quintili e più in là verso la Tuscolana l’antiquariu­m di Lucrezia Romana. «Certo è importante creare al più presto un sistema per raggiunger­e tutte queste bellezze che offriamo - spiega Paris - perché sono lontane le une dalle altre e non c’è un mezzo pubblico che porti da un sito a un altro».

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LaPresse)è stato istituito due anni fa con la riforma Franceschi­ni
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La scoperta L’impianto dedicato al vino (servizio fotografic­o Lannutti/ LaPresse)

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