Ordigno contro Santa Rosa In manette l’attentatore
Denis Illarionovs, 24 anni, sui social esaltava la violenza
Poteva essere un’altra Torino: panico, caos e migliaia di persone in fuga. Ma il piano non ha funzionato e quel 3 settembre 2015 la macchina di Santa Rosa si è salvata dall’ordigno incendiario lanciato da Denis Illarionovs. Altissima però la nube di fumo, col rischio di distrarre i «facchini» che trasportavano il «campanile» di 30 metri con in cima la statua della santa. Per la procura di Viterbo è stato un attentato alla sicurezza pubblica. L’ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto Illarionovs, 24 anni, di origini lettoni, già in carcere: a marzo era stato arrestato per fabbricazione e detenzione di materiale esplodente. Nessuno sospettava ancora che fosse l’attentatore di tre anni fa.
La segnalazione partita dall’Fbi era arrivata ai poliziotti del Servizio centrale antiterrorismo a Roma e, da qui, alla Digos di Viterbo. Illarionovs era attivissimo su Facebook, Instagram, Reddit e Deviantart anche con post inneggianti alla violenza: il ragazzo naturalizzato italiano, a Viterbo fin da bambino, elogiava gli autori di sparatorie nelle scuole americane e lasciava commenti sotto le foto di terroristi come Saipov che, sul finire del 2017, aveva ucciso otto persone a New York piombando con un furgone su una pista ciclabile. In una delle sue foto impugnava una pistola. «È ora di ammazzare i bambini dell’asilo», scriveva. Perquisendo il suo appartamento a Bagnaia, frazione di Viterbo, la Digos ha trovato nitrato di potassio e cilindri di cartone: materiale con cui costruire ordigni tanto rudimentali quanto pericolosi.
Il nitrato di potassio, all’interno di un pacco di pasta, era tra i componenti della miscela esplosiva scagliata contro la macchina di Santa Rosa. La Digos diretta da Monia Morelli ha setacciato 5 terabyte di documenti sequestrati a Illarionovs. Nel cellulare, la scoperta di inquietanti messaggi agli amici: «Fatto», scrive alle 22,08, un minuto dopo aver lanciato l’ordigno. «Nelle intenzioni di Illarionovs, doveva probabilmente accendersi in aria e dar fuoco alla macchina», spiega il procuratore capo di Viterbo Paolo Auriemma, che ha seguito personalmente le indagini insieme al sostituto Chiara Capezzuto. L’ordigno, invece, ha colpito il campanile della santa per poi cadere a terra ed è stato subito spento. Più tardi, mentre la festa era ancora in corso, un altro messaggio agli amici per compiacersi del gesto: «Il mattone - così Illianolov chiama l’ordigno - ha creato parecchio scompiglio».
Per la procura viterbese, al momento, mancano gli elementi per qualificare Illarionovs come un estremista. «Per ora non risultano legami
con organizzazioni terroristiche», spiegano Auriemma, il questore Lorenzo Suraci e Fabio Berilli, dirigente del Servizio centrale antiterrorismo di Roma. Illarionovs, secondo il profilo tracciato dagli inquirenti, sarebbe più un esibizionista. Qualcuno che sfrutta la
rete per farsi notare. Dalle indagini non risulta che fosse musulmano, semmai anticlericale convinto. Sicuramente un «neet», not engaged in inglese, ossia uno dei due milioni di giovani italiani che non studiano né lavorano.