Palazzi occupati, via agli sgomberi
Vertice tra gli assessori regionali e comunali Valeriani, Baldassarre e Montuori: si parte a settembre
Via agli sgomberi degli immobili occupati: si parte a settembre, come emerso ieri dal vertice in Regione. Presenti l’assessore regionale Massimiliano Valeriani e, per il Comune, i tecnici del Patrimonio e i titolari di Urbanistica e Sociale, Montuori e Baldassarre. Individuate cento di case per ospitare gli sgomberati, mentre il Campidoglio ha preso tempo per fare un censimento degli occupanti.
Prima c’è da fare quel censimento che, negli anni, il Campidoglio non è mai riuscito a fare sul numero degli occupanti e sulle situazioni di effettiva fragilità sociale. Poi, già ai primi di settembre, si passerà alle vie di fatto per iniziare a sgomberare i 92 immobili occupati nella Capitale. Non è un caso che al vertice di ieri in Regione ci fosse anche l’emissario di Bankitalia, proprietaria del palazzone al civico 69 di via Carlo Felice da cui, dopo il tavolo già convocato tra un mese, inizierà il piano sgomberi. Lì ci sono 29 nuclei familiari - con una ventina di bambini - a cui trovare una ricollocazione prima di liberare l’immobile, come da requisito sine qua non della circolare - ancora in vigore, anche se la sindaca Raggi ha chiesto a Matteo Salvini di rivederla - firmata dall’ ex ministro dell’Interno, Marco Minniti. E, infatti, il tema sul «tavolo tecnico sulle criticità alloggiative» apparecchiato
dall’assessore regionale alle Politiche abitative, Massimiliano Valeriani, era proprio quello: trovare le alternative per gli occupanti, ovviamente per quelli che ne hanno titolo. Obbiettivo: «Mai più un’altra via Curtatone - così, ieri, l’assessore - . La legalità è un principio importante ma non può essere il solo».
Seduti al tavolo che, di fatto, serve alla creazione di un nuovo modello per una soluzione sugli immobili pubblici occupati, anche il Campidoglio con i tecnici di Patrimonio e Politiche abitative, l’assessora alle Politiche sociali, Laura Baldassarre, e il titolare dell’Urbanistica, Luca Montuori. Virtualmente anche la prefettura, responsabile delle eventuali azioni di sgombero, alla quale è stato girato tutto il materiale dell’incontro nella sede dell’assessorato alla casa del Lazio. «La novità - ha spiegato Valeriani a fine vertice - è che adesso c’è un impegno da parte delle istituzioni che hanno partecipato al tavolo a fare tutto ciò che è possibile per gestire in modo intelligente queste situazioni. Direi che è già un passo in avanti».
Perché, in effetti, fino alla scorsa settimana la situazione sembrava essersi cristallizzata nella (solita) difficoltà di interlocuzione tra Regione e Comune. L’esempio più eclatante è probabilmente quello (recente) dei 40 milioni deliberati dalla Pisana e destinati al Campidoglio per l’emergenza casa, però tornati indietro dopo un anno di polvere. Adesso quei soldi, attraverso la Regione, serviranno ad acquistare nuovi immobili e a finanziare interventi per il frazionamento di molte abitazioni Ater, con l’obiettivo di creare nuovi spazi per chi ha titolo a stare in graduatoria per la casa popolare. Di fatto, quindi, liberando alcuni slot in modo da far iniziare le azioni di sgombero in armonia con la circolare Minniti.
Ma ora il vento sembra essere cambiato, come se alla fine avesse prevalso «l’anima
Censimento Nell’incontro di ieri (decisivo) il Comune si è impegnato a fare il censimento
più dialogante e collaborativa del Campidoglio», come circola nei corridoi della Pisana. Insieme, Regione e Comune, pensano di riuscire a rastrellare da subito un centinaio di abitazioni da destinare alle situazioni di criticità che emergeranno dopo lo sgombero. Qualcosa arriverà dal Lazio va detto: la Regione non ha competenza specifica - attraverso l’impiego dei 40 milioni mai spesi dal Campidoglio, o razionalizzando le case Ater o finanziando il restauro di edifici da adibire a residenza popolare. In alcuni casi le nuove soluzioni potranno pure essere concertate con i proprietari degli immobili - come Bankitalia - che provvederanno a fornire la disponibilità di altri palazzo. Ma si tratta di una percentuale ridotta rispetto a una richiesta massiccia, considerata la stima «basculante» di 12-20 mila occupanti negli edifici di Roma. Il grosso, insomma, spetta al Campidoglio. Che ieri, infatti, ha preso un mese di tempo per fare il censimento.
Alternative
Individuate un centinaio di case popolari da assegnare a chi ne ha diritto