Regione, da oggi maggioranza a 27 per Zingaretti
Il presidente del Lazio «premia» i due ex di Lega e Forza Italia con incarichi di peso
Due poltrone (di presidenza) per due i transfughi da Lega e Forza Italia, Enrico Cavallari e Pino Cangemi: oggi in Consiglio regionale la ratifica degli incarichi per i due consiglieri sancisce la nuova maggioranza a sostegno di Nicola Zingaretti. Il governatore del Lazio dopo il 4 marzo poteva contare sul voto di 25 consiglieri contro i 26 dell’opposizione, mentre adesso può amministrare più serenamente grazie ai rapporti di forza che si ribaltano annullando l’effetto «anatra zoppa»: 27 consiglieri a favore, 24 contro. E pensare che il governatore, quando non aveva i numeri, aveva provato a trasformare una grana in un’opportunità creando - attraverso una politica «dialogante» con le opposizioni (soprattutto con il M5S di Roberta Lombardi) - un «modello Lazio» da esportare su scala nazionale e da usare come grimaldello per la scalata al Pd. Da oggi, però, il dialogo con le opposizioni non è più vitale: Zingaretti può andare da solo.
All’ex forzista Pino Cangemi la vicepresidenza del Consiglio regionale, posizione che era ricoperta da Adriano Palozzi, ai domiciliari da oltre un mese perché coinvolto nell’inchiesta sullo stadio della Roma. E all’ex leghista Enrico Cavallari la presidenza del Comitato per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi e la valutazione degli effetti delle politiche regionali, ruolo che nella passata consiliatura era ricoperto da Pietro Sbardella.
La ratifica dei nuovi incarichi per i due transfughi del centrodestra appena entrati nel gruppo misto ci sarà oggi in un Consiglio regionale - c’è da immaginarselo - animatissimo. Per i due si tratta della proiezione della firma apposta sul «Patto d’aula» proposto dal capogruppo Pd alla Pisana, Mauro Buschini, dopo il lavoro di cesello portato avanti dal vice del governatore Nicola Zingaretti, ovvero Massimiliano Smeriglio: dieci punti sottoposti a tutti i capigruppo, si va dal sostegno alle imprese, alla sicurezza del territorio in appoggio alle amministrazioni locali, al capitolo centrale della sanità, fino agli aiuti alle famiglie. In pratica, il documento sottoscritto da Cangemi e Cavallari, se non crea una nuova maggioranza politica ne va a costituire di sicuro una nuova numerica. E infatti Nicola Zingaretti, uscito «anatra zoppa» - ovvero vincitore, ma senza la maggioranza assoluta in Consiglio regionale - delle elezioni del 4 marzo, può ricominciare a correre con più serenità, almeno senza doversi scervellare nella conta prima di qualsiasi voto: il giorno dopo l’election-day il governatore aveva 25 consiglieri dalla sua contro i 26 delle opposizioni, uno svantaggio che ha reso inevitabile il confronto, per esempio, con Roberta Lombardi, la capogruppo «d’acciaio» del M5S; mentre adesso i rapporti di forza sono ribaltati con addirittura un ritocco vantaggioso, 27 a 24 per Zingaretti.
Certo, il margine conquistato dal governatore non è ampissimo. E del resto Zingaretti ha fin da subito cercato di convertire lo svantaggio in opportunità, prima introducendo il concetto di un nuovo modello «dialogante» per l’amministrazione e poi, dopo il collaudo in Regione, tentando di esportare su scala nazionale quello stesso modello di governo in funzione della corsa per la leadership del Pd. Di fatto l’accordo con i due transfughi dal centrodestra costituisce un piccolo margine di manovra in più per mandare avanti senza strappi i lavori in Regione, elemento che comprensibilmente ha ridotto il peso delle opposizioni, sia il M5S che garantiva sostegno di provvedimento in provvedimento sia il centrodestra di Stefano Parisi che, seppure uscito secondo classificato alle elezioni del 4 marzo - anche grazie ai voti sottratti dalla lista dello Scarpone di Sergio Pirozzi - ha visto nelle ultime ore ridursi il proprio contingente di consiglieri regionali. Da lì la richiesta di Parisi di un confronto politico sui temi.
Alla Pisana
Prevista in Aula la ratifica degli incarichi ai due consiglieri passati nel gruppo Misto
Cambiamenti
Il nuovo assetto ha ridotto il peso delle opposizioni, sia del M5S sia di Parisi