Torna a casa il pensionato cacciato dal boss
L’alloggio Ater di Ernesto Sanità, 74 anni, occupato nel 2007 da Giuseppe Casamonica
La notte, dovendo scegliere fra dignità e riparo, si accucciava su strati di cartone, precari come i suoi diritti. Polmoni e vie respiratorie ne hanno sofferto ma la schiena di Ernesto Sanità, 74 anni, alto, angoloso, diretto è rimasta immutata. E anche se per 11 anni lui, titolare di una casa popolare, ha dovuto adattarsi a dormire nel ventre di un sottoscala o sulla pedana di un chiosco, non c’è traccia di ossequio mentre ringrazia assessore regionale e funzionari, carabinieri e Ater per quei 70 metri quadri di ritrovata autonomia. Quella di Ernesto Sanità è la storia di un abuso ordinario da parte del clan dei Casamonica.
Siamo nel 2007. Estromesso da Giuseppe Casamonica in virtù di un presunto debito contratto dal figlio adottivo (nel frattempo deceduto) Sanità tenta di rientrare in possesso del suo alloggio al civico 12 di via dell’Acqua Marcia. Fallisce. A un tentativo di rioccupare la casa cambiando la serratura, Peppe Casamonica lo minaccia: «Quelli come te al mio paese li sgozziamo», dice portandosi le mani al collo a mimare una decapitazione. Il boss si sente il vero proprietario. L’inerzia istituzionale lo aiuta. Il pensionato, a quel punto, ha perso ogni cosa. Arredi, beni, ricordi sono tutti in quell’appartamento, fra le case pensate per gli operai di Pietralata. Sporge denuncia al commissariato di Sant’Ippolito: va perduta. Sciatteria? Connivenza? Il risultato, per lui, non cambia. Si adatta a dormire in strada. Lo salverà, anni dopo, una donna che, a Lavinio, lo recluterà come guardiano permettendogli di dormire al riparo.
Siamo ora nel 2016. É già partita l’inchiesta della Dda che va ricostruendo metodi e organizzazione dei Casamonica attraverso alcuni pentiti. L’alloggio Ater, ormai riconvertito a stucchi e capitelli, risulta fra gli avamposti del clan. Sanità è ascoltato in Procura.
Si arriva al 2018. A metà luglio scattano gli arresti. I carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati, su richiesta del pm Giovanni Musarò, sequestrano l’abitazione. Partono, così, le procedure per la restituzione. Nella città dei clan poteva andare anche peggio. Tra il 2014 e il 2015 un pentito di ‘ndrangheta (Gianni Cretarola) ha ricostruito la penetrazione di una cosca di Gioia Tauro negli alloggi popolari di Primavalle. A Ostia, i lotti sono patrimonio degli Spada. Spinaceto è nelle mani dei Casamonica, andati ben oltre le legittime assegnazioni degli anni ‘80. Nella capitale delle occupazioni storie come quella di via dell’Acqua Marcia sono quasi stanziali.