Labirinto d’amore Orlando Furioso, storie in giardino
«Labirinto d’amore» da questa sera nel parco di Palazzo Chigi ad Ariccia: duelli, incantesimi, inganni, passioni e gesta eroiche per quattordici attori
Visionario, ironico, romantico e sanguinario. L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, pur nello scenario di battaglie infuocate tra l’esercito cristiano di Carlo Magno e i Mori infedeli, costruisce soprattutto un intricato labirinto di amori: desiderati, consumati o mancati, contesi e fraintesi. Tra Orlando, Angelica, Rinaldo, Medoro poi Ruggiero, Bradamante, Olimpia e una corte di amanti risucchiati nella girandola di sentimenti e imprevisti che s’invortica nel lungo e straordinario poema cavalleresco di inizio Cinquecento.
Da stasera e fino al 19 agosto questi ingranaggi del cuore prendono vita ad Ariccia, nel parco di Palazzo Chigi, per la seconda edizione di «Labirinto d’Amore» con la compagnia di quattordici attori diretta da Giacomo Zito in un’originale messinscena itinerante dei versi «furiosi».
«Nel progettarla è stato necessario trovare un filo conduttore che giustificasse la nostra selezione degli episodi dalla monumentale opera — spiega il regista — per una sintesi fruibile e accattivante che restituisse il valore narrativo del fantastico mondo dell’Orlando. La scintilla si è accesa con la possibilità di utilizzare questo luogo straordinario, disseminato di piante esotiche e ruderi misteriosi. Qui l’archetipo del Labirinto ha poi suggerito che “in amor vince chi fugge” sarebbe stato il tema dominante della rappresentazione, declinata in particolare nelle vicende di Angelica che s’innamora di Medoro condannando Orlando alla pazzia per gelosia, Bradamante che libera Ruggiero dagli incantesimi di Atlante, Polinesso che costringe Dalinda a travestirsi da Ginevra e infine Olimpia che viene abbandonata da Bireno».
Così, al tramonto, mentre «le donne e gli amori» s’intrecciano fatalmente con «i cavalieri e le arme», il giardino seicentesco si trasforma nel set di duelli, incantesimi e gesta eroiche in cui ogni sera lo spettatore è invitato a seguire le quattro storie d’amore
tratte dall’epopea ariostesca in un’esperienza totalizzante tra siepi e vialetti capaci di creare l’illusione di essere dentro il poema cinquecentesco. Di trovarsi proprio in quel bosco dove scelsero di amarsi Angelica e il giovane Medoro. La stessa selva dove, poco dopo la loro partenza, è capitato per caso (sfortunato)
Orlando: cercava il nemico saraceno Mandricardo per sfidarlo con la spada e invece trovò gli indizi inequivocabili del legame tra la dama da lui desiderata e un altro uomo.
«Il paladino, per non soccombere al dolore, cerca di illudersi che ciò che vede non sia vero — spiega Zito — ma quando le sue speranze si sgretolano cade in preda alla follia». Per questa e per le altre storie di «Labirinto d’Amore», il parco di Palazzo Chigi apre eccezionalmente in orario serale e si presta al gioco teatrale.
Regia
Messinscena itinerante firmata da Giacomo Zito selezionando episodi dal capolavoro di Ariosto