Zingaro e Covatta chiudono Anfiteatro Festival
Albano, doppio appuntamento per Anfiteatro Festival: Vincenzo Zingaro rilegge il «Miles» di Plauto e Giobbe Covatta s’inventa «Ciro Alighieri»
Un Inferno popolato non da carnefici, ma dalle vittime dei soprusi. Gironi pieni di piccoli orfani che non hanno mai goduto di una vita piena, compiuta, serena. È la Divina Commedia, anzi, La divina commediola di Giobbe Covatta, domani a chiusura della programmazione di Anfiteatro Festival di Albano Laziale. La rassegna dedica gli ultimi due giorni a spettacoli capaci di far riflettere, sotto una leggerezza solo apparente.
Stasera sarà Il soldato spaccone di Plauto con l’adattamento, la regia e l’interpretazione di Vincenzo Zingaro a far rivivere le vicende del miles gloriosus plautino, fanfarone e millantatore, accostate alle vite di altri capitani della letteratura: da Spaventa a Fracassa, da Don Chisciotte a Cyrano, a Brancaleone. Quel soldato che credendo di raggirare il prossimo è a sua volta inchiodato alla propria pochezza dal servo viene paragonato da Zingaro, anche regista e interprete, a tante figure storiche o immaginarie. Fino a intravedere, sullo sfondo, tipi umani contemporanei della politica, dell’economia, dell’attualità.
Allestito la prima volta nel ’97, il canovaccio è una riscrittura, così presentata da Zingaro: «La mia rielaborazione lascia l’immaginazione libera di evocare le gesta del protagonista legando la commedia classica alla commedia dell’arte, alla commedia all’italiana. Il testo plautino consente di salire su un carrozzone e mettermi in viaggio verso territori sospesi fra storia e fantasia». Per il copione più lungo di Plauto, anche il più ricco di dialoghi, una colonna sonora composta da Nando Citarella ispirandosi alla tradizione partenopea.
Domani ad affiorare sarà invece un abisso contemporaneo, quello dei bambini del Terzo Mondo cui Giobbe Covatta da tempo dedica libri e show, a metà fra il dramma e ironiche visioni. Lo fa anche stavolta, con uno spunto ingegnoso: un manoscritto trovato in una discarica della Terra dei Fuochi, contenente una versione apocrifa dell’opera del sommo poeta, scritta in napoletano da Ciro Alighieri.
Una Commedia «molto terrestre. Ognuno in fondo vede quello che vuole — ha sostenuto l’attore —. Lo spettacolo si basa sulla carta dei diritti dei bambini. Lì non ci sono razze. La verità è che il mondo cosiddetto civilizzato si è
Il personaggio Spaccone, millantatore, la sua figura accostata alle vite di altri capitani, da Cyrano a Fracassa
comportato nei confronti dell’Africa come fanno i saccheggiatori compulsivi. Non solo dal punto di vista economico. Ogni anno circa centomila pedofili italiani vanno in Africa per sfruttare sessualmente l’infanzia di quel continente povero e bellissimo».
Non manca un sorriso, manciate di allegria amara nello sviluppo del dramma: «La verità è che provo un infinito piacere quando riesco a far ridere - seriamente - qualcuno. È come riuscire a regalare una frazione infinitesimale di felicità».