River, il furto della manager del campo rom
Otto anni (almeno) di energia elettrica «scroccata» al Comune. Così ogni lampadina e computer dei container o degli uffici del camping River, sgomberato a fine luglio, avrebbero funzionato da quando è stato preso in gestione dalla cooperativa Isola Verde. Ora però la procura è pronta a presentare il conto degli arretrati delle bollette mai pagate alla rappresentante legale dell’associazione, iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di furto. Reato contestato dal pm Michele Nardi perché la onlus non avrebbe mai chiesto al Campidoglio il permesso per utilizzare l’energia elettrica. In caso di deposito di una richiesta e di un successivo via libera, la cooperativa Isola Verde avrebbe dovuto corrispondere ogni bimestre al Comune una somma di denaro. E invece la rappresentante legale non ha mai girato un euro per l’uso dell’elettricità secondo l’accusa, nonostante la onlus abbia ricevuto dal Campidoglio un milione e 800mila euro per mandare avanti il camping anno dopo anno. Soldi girati alla cooperativa attraverso la proroga tacita dell’appalto.
I consulenti del pm hanno fatto una stima provvisoria di quale sarebbe l’ammontare della cifra mai versata: circa 200mila euro a partire dal 2010. Anno in cui risulta creata l’allacciatura abusiva a un contatore comunale da cui è partita l’energia elettrica che ha illuminato la struttura in via Tenuta Piccirilli. Va specificato che il conto definitivo dovrebbe salire a una cifra ancora più elevata.
La scoperta dell’allaccio illegittimo è stata compiuta dai vigili urbani durante un recente controllo. Il River è stato chiuso lo scorso 27 luglio dopo mesi di polemiche e battaglie legali. Risale al settembre dello scorso anno la decisione della sindaca pentastellata Virginia Raggi di non finanziare più la onlus. Da quel momento è cominciato uno spossante contenzioso per evitare lo sgombero durante il quale - secondo la procura - la rappresentate legale della cooperativa, pur di impedire la chiusura della struttura, sarebbe ricorsa a ogni stratagemma. Come, per esempio, rompere il macchinario indispensabile alla depurazione delle acque reflue. Gesto estremo per cui il pm Nardi ha chiesto il rinvio a giudizio dell’indagata.
Nei guai L’indagata è la responsabile della coop che gestiva il camping