Ponti e viadotti sorvegliati speciali Ecco la mappa
Risorgimento, Flaminio, Tangenziale Est: interventi nel 2019 per la messa in sicurezza
Ponte Risorgimento, ponte Flaminio e Tangenziale Est: questi i primi interventi sulle strade sospese di Roma da parte del Campidoglio dopo il disastro del ponte Morandi di Genova. Strutture datate da mettere in sicurezza: gli interventi sono in fase di progettazione, poi ci saranno le gare d’appalto e quindi, a primavera 2019, si passerà alle operazioni pratiche. Finanziate con 90 milioni già a bilancio.
Quattrocento tra ponti e viadotti «osservati speciali» dal Campidoglio. I primi interventi in programma riguardano, però, quattro casi, evidentemente i più urgenti. Si tratta di ponte Risorgimento, il primo in cemento armato della Capitale, inaugurato nel maggio 1911 dall’allora sindaco Ernesto Nathan, che collega piazzale delle Belle Arti a piazza Monte Grappa. Quindi ponte Flaminio, attraversato da Corso Francia, la cui costruzione iniziata nel 1938 - ha attraversato le bombe della seconda guerra mondiale fino al taglio del nastro nel 1951. Poi la Tangenziale Est, opera strategica per muoversi nella Capitale, realizzata tra il ‘63 e il ‘75, della quale un tratto - 460 metri di sopraelevata davanti alla stazione Tiburtina - è prossimo all’abbattimento. E il viadotto della Magliana, sicuramente quello oggi ridotto peggio e sul quale infuria la bufera politica, progettato negli anni ‘30 da Romolo Raffaelli, ma completato nel 1948 dopo i danni della piena del Tevere e i bombardamenti tra 1943 e il 1944. Opere datate che necessitano di interventi mirati, anche se nelle ultime settimane sono arrivate in prefettura segnalazioni pure per ponte Marconi, per i viadotti su via Isacco Newton, Ponte Galeria e via Majorana.
Ad oggi le operazioni di messa in sicurezza per i quattro «osservati speciali» sono in fase di progettazione, poi seguiranno le gare d’appalto e non prima della primavera del 2019 - si passerà alla pratica degli interventi di restauro sulle strutture. Sulle quali, dicono i tecnici del Comune, «l’amministrazione esegue un regolare monitoraggio». Mentre attualmente «sono in corso di manutenzione il ponte Principe Amedeo di Savoia e il ponte dell’Osa», confermano dal Campidoglio. Il crollo del ponte di Brooklyn genovese - il viadotto disegnato da Riccardo Morandi inaugurato nel ‘67 dall’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat - ha di fatto attivato la sensibilità cittadina sulla sicurezza delle strade sospese: in città ormai è comprensibilmente scoppiata la psicosi da ponte.
Del resto basta dare un’occhiata alle strutture per avere la sensazione della fatiscenza, già quello un segnale nitido di pericolo che, dopo i fatti di Genova, ha instillato il dubbio nei romani che le attraversano. Giunti arrugginiti, appoggi incrinati, crepe sospette, infiltrazioni d’acqua e cornicioni sul punto di staccarsi: per tutte le opere di manutenzione urbana di viabilità inter-municipale cioè per ponti, strade e gallerie - il Campidoglio ha messo nel bilancio 2018-2020 circa 90 milioni, più altri 5 milioni «dedicati a progettazione e manutenzione straordinaria dei ponti di Roma Capitale», mentre sono in corso tutti gli accordi quadro per la manutenzione ordinaria e ripristino delle barriere di sicurezza per i ponti in tutti i municipi capitolini, un investimento di 1,9 milioni. In più sono stati «stanziati 10 milioni per servizi di sorveglianza», precisano dal Comune, ovvero per il monitoraggio delle strutture sotto il profilo della statica. È lì che si gioca la partita, nella prevenzione.
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