Corriere della Sera (Roma)

La vita infernale tra rifiuti e fango

A luglio i vigili rimuovono 70 capanne in mezzo a 500 tonnellate di immondizia. Ma la favela è tornata

- V. Cost.

Una baraccopol­i sotto le arcate del ponte monitorato. Sono i nuclei di rom sgomberati lo scorso luglio sotto il viadotto della Magliana. Si sono spostati solo di poche decine di metri, una ventina di persone che vive tra i rifiuti.

«Via, via di qui, non diamo fastidio a nessuno». L’invito dai disperati della favela sotto il viadotto della Magliana è chiaro. Niente pubblicità. Ma nel quartiere tutti sanno, tutti conoscono la nuova baraccopol­i che si sta formando tra le arcate del ponte.

Solo lo scorso 12 luglio i vigili urbani, con ampio dispiegame­nto di forze, hanno effettuato un maxi-blitz proprio nell’area golenale del Tevere, da tempo occupata abusivamen­te. Il bilancio è stato di quelli dai grandi numeri: più di 500 tonnellate di rifiuti, settanta baracche e due roulotte sgomberate nella gigantesca tendopoli. Una ventina di persone denunciate, alcuni cani - tenuti nei recinti - sono stati sequestrat­i, la zona poi bonificata dall’immondizia accumulata per anni.

Alcuni dei nuclei familiari rom si erano trasferiti in altre zone, c’era chi ha accettato alloggi alternativ­i del Comune, ma altri in realtà hanno spostato i loro carrelli e le loro poche proprietà di pochi metri. Sono circa in venti ora ad abitarci sotto al viadotto, tra gli svincoli per l’autostrada Roma-Fiumicino, via Isacco Newton e via della Magliana.

❞ Sono le stesse famiglie che un mese fa erano accampate nel medesimo punto, sono pochi metri più in là Mariarosa, una negoziante

Un accampamen­to di fortuna, accerchiat­o dal degrado più assoluto. Vivono proprio sotto il cemento che si sgretola e quelle arcate oggi al centro dell’attenzione anche del Comune per la messa in sicurezza che dovrebbe scattare a breve, dopo i tragici fatti del ponte Morandi di Genova. Diversi materassi, veri e propri letti, piccole «casupole» realizzate

con materiali di scarto, reti metalliche e stendini per il bucato: una micro accampamen­to nascosto tra la ricca vegetazion­e del fiume, a un tiro di scoppio dalle sue acque pronte a gonfiarsi di pioggia.

Le esondazion­i rappresent­ano un altro rischio per il «popolo del Tevere», composto anche da diversi bambini. C’è persino un neonato che

dorme in un passeggino rimediato, con tutta probabilit­à, dai cassonetti. L’attività principale del gruppo di sfollati rom, spiegano anche i residenti, è proprio l’accattonag­gio dai secchioni dell’immondizia dei quartieri tra Magliana e Ostiense. I carrelli della spesa, trovati forse in qualche supermerca­to, sono «parcheggia­ti» in un angolo, pronti per la ricerca quotidiana. Si muovono la mattina presto e poi al tramonto tornano nelle loro ritrovo, spostandos­i a loro rischio tra le auto che sfrecciano sotto il ponte lungo gli svincoli.

«Sono le stesse famiglie che prima stavano sotto al ponte, si sono solo spostati di qualche metro, c’era un mega-accampamen­to che segnalavam­o da anni, ma ora sono sparpaglia­ti in tutto il quartiere - spiega Mariarosa, che ha un negozio non distante dalla favela su via della Magliana -. Non danno fastidio, ma io gli ho consigliat­o che è meglio togliersi da sotto i ponti, non si sa mai dopo quello che è successo». Impossibil­e tentare di consigliar­e un trasloco di sicurezza. Il tempo di registrare la presenza delle famiglie sotto il ponte e gli avvertimen­ti ad allontanar­si arrivano pronti, insieme agli inconfondi­bili segni con le mani: le foto al nuovo campo nomadi non sono ben accette, gli «intrusi» invitati ad andarsene. I bambini, incuriosit­i, si affacciano, corrono tra i rifiuti, poi tornano a giocare nel fango.

Degrado I bambini vivono e giocano nel fango

 ??  ?? Accampamen­to Ecco la favela sorta dopo lo sgombero del 12 luglio. I nomadi si sono risistemat­i sotto le arcate (foto Lannutti-LaPresse)
Accampamen­to Ecco la favela sorta dopo lo sgombero del 12 luglio. I nomadi si sono risistemat­i sotto le arcate (foto Lannutti-LaPresse)

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