Appalti, sì ai commissari esterni
Tutto fermo anche per la poca disponibilità delle figure apicali: ecco l’accordo con la ministra Giulia Bongiorno Per le gare ok del provveditorato Opere pubbliche: professionisti non dipendenti comunali
Per superare lo stallo delle commissioni giudicatrici degli appalti, a Palazzo Senatorio si lavora di sponda con il governo amico. Mentre si continua a esaminare il fronte interno, tra il nuovo Regolamento degli incentivi e la possibilità di attingere al fondo per il salario accessorio, è stato raggiunto un accordo con il Provveditorato alle opere pubbliche: il Campidoglio, se si trovasse sguarnito, potrà ricorrere a tecnici esterni della pubblica amministrazione.
Il Campidoglio continua a cercare sponda nel governo amico, per sbloccare la formazione delle commissioni giudicatrici degli appalti: alcuni al palo da mesi, con l’iperbole delle gare per il verde ferme da più di un anno. A creare la palude, una somma di fattori. Primo: il clima di paura dopo «Mafia Capitale», che spiegherebbe la scarsa disponibilità delle figure apicali a presiedere gli organismi di valutazione. Secondo: la complessità delle procedure, che devono superare l’esame dell’Autorità anticorruzione. Terzo: le competenze interne non sempre adeguate, nonché insufficienti, se si tiene conto che al Comune i dirigenti tecnici sono soltanto 16.
Temi sui quali la sindaca ha subito aperto un dialogo con l’esecutivo pentaleghista. Obiettivo: attingere a professionalità esterne, in capo ad altre strutture della pubblica amministrazione, per smarcarsi dall’impasse. Un primo accordo è già stato raggiunto con il Provveditorato delle opere pubbliche, mentre sono in corso trattative anche con altri dicasteri. Nell’incontro che si è tenuto la prima settimana di agosto, la sindaca ha chiesto alla ministra della Funzione pubblica, Giulia Bongiorno, di ragionare sull’ipotesi di allargare il bacino di professionalità al quale attingere per formare le commissioni. Da Palazzo Vidoni confermano: «Stiamo verificando la possibilità». Nel frattempo, in Campidoglio si lavora su più fronti. Grazie al nuovo Regolamento degli incentivi si potranno retribuire commissari e presidenti con una quota delle somme stanziate per gli appalti. In questi mesi se ne è occupato il direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti, che si dice fiducioso sui tempi: «La bozza è pronta, dopo averla discussa con i sindacati confido che possa essere approvata entro la fine di settembre». L’altro strumento per velocizzare l’iter nell’aggiudicazione degli appalti è la circolare emanata a luglio dal capo del dipartimento Risorse umane, Angelo Ottavianelli: «L’idea è quella di utilizzare il fondo per il salario accessorio — spiega Antonio De Santis, capo della segreteria politica della sindaca, già delegato al Personale — per i premi di produzione da assegnare a chi partecipa alle commissioni giudicatrici. Stiamo chiedendo a tutti i dipartimenti di quantificare il personale necessario, per redigere un piano di produttività». Restano i problemi di organico, ancora
Novità
Possibile retribuire le commissioni con una quota delle somme stanziate per i bandi
non del tutto risolti nonostante la riorganizzazione della macrostruttura: «Abbiamo abbassato il numero di figure apicali nella pianta organica teorica del Campidoglio (che ne prevede 240, ndr) ma nonostante l’adeguamento — ammette De Santis — le carenze permangono». In prima battuta sono partite le selezioni pubbliche per gli articoli 110 (dirigenti esterni, tra cui il nuovo sovrintendente capitolino) per le quali sono arrivare oltre 500 domande: la commissione di gara sta ancora valutando, ma ci sarebbe stata già una prima scrematura.