Rocca Di Papa divisa, solidarietà e intolleranza
Tra rabbia e cartelli «welcome»
«Non li vogliamo, creano problemi in paese»; «Sono persone in difficoltà, siamo pronti ad accoglierli». Rocca di Papa è divisa sull’arrivo dei 100 migranti sbarcati dalla nave Diciotti in Sicilia. Anche ieri sera, in attesa dei pull- man, forte tensione fuori dal centro di accoglienza «Mondo Migliore» in via dei Laghi, predisposto dalla Cei in accordo con il ministero dell’Interno, che già da due anni ospita migranti in transito. Da un lato residenti e CasaPound in protesta (non autorizzata) con cori e tricolore, dall’altro altri abitanti e i cartelli con la scritta«welcome refugees» che gli urlavano «fascisti carogne, tornate nelle fogne».
Dalla pizza offerta ai migranti in arrivo, alla rabbia per l’ennesima «invasione». Tra le sue ardite salite e discese non si parla d’altro, Rocca di Papa è spaccata tra sentimenti contrastanti per i nuovi ospiti di «Mondo Migliore», i cento eritrei sbarcati dalla nave Diciotti, dopo il lungo braccio di ferro dei giorni scorsi con il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Il piccolo paese con vista mozzafiato sul lago blu di Albano in realtà fa i conti con i «vicini di casa» del Cas (Centro accoglienza straordinaria) di via dei Laghi da ormai due anni. Mentre fuori le mura dell’enorme ex centro congressi religioso, ogni tanto un automobilista di passaggio grida incitamenti a Salvini, all’interno i bambini giocano a calcio, si coccolano le bambole portate proprio dai ragazzi della protezione civile del vicino Comune. «L’anno scorso abbiamo regalato alcuni giocattoli ai bimbi siriani ospitati, - conferma Simone T., impiegato in un’azienda rifiuti non è vero che non vogliamo gli stranieri, a me non creano alcun disagio». «A me dispiace pure ma meglio che non venivano, sono troppi ora» gli ribatte il signor Carlo Gatta, 80enne pittore in pensione, tra i pochi disposti a esporsi con nome e cognome sul tema. Perché la tensione in comune è alta, nessuno vuole farsi additare come buonista o razzista e ogni migrante avvistato viene osservato con sospetto. Nella centrale piazza della Repubblica - chiamata dai roccheggiani con rimpianti monarchici ancora piazza Margherita - i discorsi cadono tutti sullo stesso argomento. «Si ubriacano, urinano nei giardini, ci sono stati furti nelle ville accanto al centro, pure una rissa mesi fa» riassume il disagio dei «nomigranti» Armando, seduto al bar centrale: i migranti della Diciotti non sono i primi a giungere al centro aperto da due anni e che ospita ora oltre 300 richiedenti asilo. Il problema - ribadiscono dal bar «non sono i cento, ma Rocca non può diventare il secchio della spazzatura dei Castelli». In sintesi, perché qui? Resteranno poco però (circa due settimane) poi saranno accolti in venti diocesi, ha spiegato Don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana che seguirà i 92 uomini e le 8 donne dalla Sicilia sotto ogni punto di vista. E tutto a carico della Chiesa, «fondi dell’8xmille» ribadisce Manuela De Marco, dell’Ufficio politiche migratorie di Caritas: «Li assisteranno medici e e psicologici - spiega - poi li seguiremo per le richieste di asilo». «Prima di aiutare gli altri aiutiamo il paese, ormai qui il turismo è morto» segnala il tema campanilistico Roberto dell’Asd Rocca Bike.
La città è divisa tra desiderio di accoglienza e venti di intolleranza. Tra il forno del paese che dal fornitore di Roma ha inviato la pizza per la prima cena dei cento migranti e i residenti che chiedono sicurezza per le vie del paese. Tensione anche prima dell’arrivo dei pulmann in serata: da un lato alcuni abitanti e militanti di Casapound in protesta (non autorizzata), fronteggiati da altri residenti con cartelli con scritte «welcome refugist» che gli hanno urlato «fascisti carogne, tornate nelle fogne». Dentro Mondo Migliore invece la calma, le stanze pronte come il kit per i migranti: biancheria pulita, vestiti, spazzolino. Nelle aule invece si studia l’italiano: «Quando sarai bella io sposerò con te», scrive un adolescente egiziano, subito preso in giro dal maestro, pronto a ricordargli che, con queste parole, una donna non la conquisterà mai.