Corriere della Sera (Roma)

Rocca di Papa, oggi lasciano il centro i primi trenta eritrei

Accordo tra ministero dell’Interno e Cei per il ricollocam­ento

- di Valeria Costantini

Iprimi trenta migranti sbarcati dalla nave Diciotti e ospitati a Rocca di Papa, lasceranno il centro della Cei ai Castelli già oggi. È stato firmato ieri infatti l’accordo tra il ministero dell’Interno e la Chiesa per il ricollocam­ento dei profughi eritrei nelle quaranta diocesi che si sono offerte di accoglierl­i. Si sta studiando la sistemazio­ne migliore anche per gli altri.

I cento migranti arrivati a Rocca di Papa hanno trovato «casa» prima del previsto. Nel pomeriggio di ieri è stato ufficializ­zato l’accordo (finora verbale) tra la Cei e il ministero dell’Interno per il ricollocam­ento dei profughi sbarcati dalla nave Diciotti e poi trasferiti al centro della Cei ai Castelli Romani.

Già nella giornata di oggi i primi trenta potrebbero partire per le parrocchie che si sono offerte di accoglierl­i. La convenzion­e firmata ha permesso di attivare le necessarie procedure, che prevedono il coordiname­nto con le prefetture locali. Sono state ore di lavoro intenso per Cei e Caritas all’interno del Cas (Centro accoglienz­a straordina­ria) di via dei Laghi. Si è valutato caso per caso la storia di ogni profugo, per offrirgli la sistemazio­ne più adeguata, senza separare i fratelli o le coppie ovviamente, valutando se in alcune parti del paese alcuni di loro potessero avere conoscenti o familiari. L’accoglienz­a nelle diocesi avverrà secondo modalità giù sperimenta­te dalla Caritas, in maniera diffusa sul territorio, con gruppi di due, tre persone, poi seguite dai volontari e i mediatori culturali come già avviene a Rocca di Papa, vista la particolar­e vulnerabil­ità di queste persone, con storie di torture e violenze alle spalle. Una «risposta spontanea» quella delle parrocchie, sottolinea il portavoce Cei, don Ivan Maffeis, oltre quaranta si sono offerte, «la storia della Chiesa è una storia di accoglienz­a, ma il nostro è un ruolo di supplenza», perché «su un fenomeno così complesso, dove interi popoli per tanti motivi sono costretti a lasciare la loro terra» serve la «politica europea».

Il lavoro nella struttura prosegue per trovare un rifugio agli altri ospiti, al riparo delle polemiche e della due giorni di «scontri» a distanza ravvi- cinata avvenuti all’esterno: da un lato Anpi, movimenti di sinistra, cittadini, dall’altro CasaPound. Dai militanti di estrema destra arriva l’annuncio di nuove proteste a giorni: «Torneremo in piazza, non bisogna abbassare i riflettori, quel Centro crea problemi di ordine pubblico e sicurezza», spiegano dalla sezione di estrema destra dei Castelli Romani. Sul fronte opposto, le associazio­ni aderenti al tavolo «Costruiamo Ponti-Abbattiamo i muri!» dei Castelli danno il loro «più caldo ben-

venuto ai fratelli ed alle sorelle sbarcati dalla Diciotti», pronti a progetti di integrazio­ne. Era «in stallo un intero Paese, nessuno poteva essere d’accordo con quella situazione, intervenir­e era un dovere perché a volte le parole non bastano», spiega don Maffeis lo sblocco del caso Diciotti, ferma in Sicilia per cinque giorni. Intanto ieri anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha specificat­o come si sia attivato lui a «chiamare la Cei, non è che si siano chiamati da soli», ha detto precisando di essere «contento di aver avviato un percorso tra Stato e Chiesa».

Il progetto L’accoglienz­a nelle quaranta diocesi avverrà con gruppi di due-tre persone

Velocità Gli africani hanno trovato molte parrocchie pronte a accoglierl­i in tempi rapidi

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Accoglienz­a Alcuni dei migranti entrano nel centro ai Castelli
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Visite mediche Nell’infermeria del centro un medico visita una eritrea

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