La «talpa» va a giudizio
Il gip dispone il giudizio immediato per Simona Amadio e gli agenti: informavano il boss di San Basilio
Subito a processo Simona Amadio, 50 anni, una cancelliera del Tribunale di Roma. Con lei alla sbarra sei poliziotti che sono accusati di corruzione e rivelazione di segreto istruttorio per aver informato, in cambio di soldi, un imprenditore legato alla camorra, Carlo D’Aguano, degli sviluppi di indagini su di lui.
Il gip Cinzia Parasporo ha disposto il giudizio immediato per Simona Amadio, 50 anni, la cancelliera del Tribunale accusata di corruzione per aver rivelato segreti d’indagine a un imprenditore legato alla camorra, Carlo D’Aguano.
Le informazioni girate dall’imputata avrebbero riguardato le inchieste in cui l’uomo, 38 anni, sarebbe stato coinvolto. L’obiettivo, secondo quanto hanno riscontrato dalla procura, sarebbe stato facilitarne l’attività imprenditoriale, concentrata nell’acquisto di bar e sale giochi.
Oltre all’imputata finiscono sotto processo sei poliziotti, accusati anche loro di aver aiutato il boss, come gli agenti hanno chiamato più volte al telefono l’uomo vicino al clan Moccia. Davanti a un giudice siederà innanzitutto Angelo Nalci, poliziotto addetto alle scorte, ma pure compagno di Simona Amadio, candidatasi senza successo nella lista «Noi con Salvini» alle elezioni comunali a Roma del 2016.
Sul banco degli imputati prenderanno posto tre poliziotti operativi presso il commissariato Fidene Serpentara: Fabio Di Giovanni, Federico Rodio e Alessandro Scarfò. La rete di contatti di D’Aguano si è estesa anche al commissariato di San Basilio, dove l’imprenditore ha trovato l’appoggio di Gianluca Famulari, anche lui sotto processo. Infine l’immediato è stato deciso anche per Francesco Macaluso, che lavora al reparto volanti.
A tutti il pm Nadia Plastina contesta la corruzione e la rivelazione di segreto istruttorio. Il gip, oltre a disporre l’immediato, ha anche respinto la richiesta di scarcerazione dell’Amadio che, attraverso l’avvocato Paolo Gallinelli, aveva fatto istanza per ottenere i domiciliari. Alla base della scelta c’è la constatazione del gip che l’attenuazione della misura cautelare deve ritenersi «insufficiente, essendosi evidenziata l’intraneità dell’imputata nei meccanismi giudiziari e la sua conoscenza dei modi attraverso i quali eludere i sistemi di controllo e di comunicazioni con l’esterno». Evidenzia inoltre il gip, nel respingere la richiesta, che agli arresti domiciliari la cancelliera potrebbe «avvalersi dell’ausilio di terzi» per reiterare le condotte per cui è stata emessa la misura cautelare.
La Amadio, insieme al compagno e agli altri cinque poliziotti, è in carcere dallo scorso 26 giugno. Nell’ordinanza di arresto è ricordato come D’Aguano avrebbe acquistato a prezzi di favore due auto da girare alla «talpa della procura» e al compagno poliziotto.
Carcere
È stata respinta la richiesta di scarcerazione della cancelliera che aveva chiesto i domiciliari