Servono certezze per i giallorossi
Squadra in tilt, senza capo né coda, una miriade di moduli inutilmente già cambiati in appena tre giornate: la Roma approfitta della sosta per analizzare tutti i problemi, a Di Francesco il compito di trovare soluzioni.
Sarà la sosta delle decisioni e dei confronti, con un obiettivo unico: trovare soluzioni, non fare rivoluzioni sull’onda emotiva del momento. La sconfitta contro il Milan a San Siro - dove la Roma aveva vinto le ultime tre partite - ha fatto da moltiplicatore dei problemi.
Erano già tutti evidenti: la confusione tattica, l’inconsistenza di Pastore, l’indecisione di Olsen, il ritardo nella preparazione atletica, calciatori e staff sull’orlo di una crisi di nervi. Il gol di Cutrone al 95’ li ha semplicemente fatti esplodere.
Si dice che la cosa migliore, dopo una sconfitta, sia ripartire subito. La sosta per le nazionali, invece, lascerà due settimane per riflettere. Poi ci sarà la lunga volata verso il derby: Roma-Chievo (anticipata al 15 settembre), il debutto in Champions a Madrid (19), la trasferta di Bologna (23), il primo turno infrasettimanale contro il Frosinone (in casa, mercoledì 26) e la stracittadina del 29. Ci sarà poco tempo per allenarsi, ogni sessione dovrà essere ottimizzata.
Il gruppo deve ritrovare certezze e se c’è un rilievo che si può fare a Di Francesco - ma il tecnico è il primo giudice, severo, di se stesso - è la bulimia con cui ha cambiato moduli nelle prime tre giornate: 43-3, 4-2-3-1, 3-2-3-2 nel finale contro l’Atalanta, 3-4-1-2 venerdì sera per poi ritornare al 4-2-3-1 dei momenti disperati.
Pastore non è (da tempo) tra i convocati dell’Argentina e la sosta sarà importante per lui. Dopo le 14 palle perse contro l’Atalanta è stato di nuovo il romanista che ha fatto peggio in questa statistica (12), secondo solo a Karsdorp (13). Olsen continua le ripetizioni con Savorani, ma è duro cambiare vita a 28 anni. Fazio e Kolarov devono ancora togliersi le ruggini del Mondiale. Dzeko, che durante la gara contro il Milan si è lamentato di tutto e con tutti, è il termometro di una difficoltà che la Roma non credeva di dover affrontare così presto.
Il nervosismo cresce anche nella tifoseria. La notte scorsa è comparso uno striscione firmato Gruppo Roma, uno di quelli della curva Sud: «Ma quale scudetto o Coppa dei campioni? I vostri trofei: plusvalenze e cessioni».
Il momentaccio si capisce anche da quello che succede altrove: Alisson fa una papera ma il Liverpool vince lo stesso, Nainggolan segna il primo gol e sblocca l’Inter a Bologna. La legge di Murphy - se qualcosa può andare male sicuramente lo farà - è sempre valida a Trigoria.