IL TEATRO DI ROMA NEL CAOS
Antonio Calbi, attuale direttore del Teatro di Roma, è stato nominato sovrintendente dell’Istituto nazionale del dramma antico: fa le valigie e migra dalla Capitale a Siracusa. Dunque lo Stabile capitolino resta, per il momento, senza testa. Dopo un primo quadriennio (iniziato il 6 maggio 2014) era stato riconfermato nell’aprile scorso dal Cda, presieduto da Emanuele Bevilacqua, alla guida dell’Argentina e dell’India e aveva già avviato la nuova stagione 2018-19 e programmato in gran parte quella successiva. Per quale motivo, dunque, Calbi ha accettato di buon grado il nuovo incarico? «Nessun trauma per il direttore», assicurano negli uffici di via dei Barbieri, certamente un fulmine a ciel sereno, causato dalla scelta effettuata direttamente dal ministro per i Beni culturali, Alberto Bonisoli, che lo ha indicato per il vertice della Fondazione Inda, preferendolo fra i tre nomi proposti, perché evidentemente lo ha ritenuto il più valido e idoneo. «Non sono stato decapitato! - sottolinea scherzando il diretto interessato - e allo Stabile non c’è un posto vacante, dovuto a frizioni, terremoti o a porte sbattute. Io proseguirò sicuramente il mio lavoro fino a dicembre e, anche quando a gennaio inizierò l’impegno a Siracusa, continuerò a essere presente nei progetti teatrali già avviati». Insomma, per ora Calbi resta con il piede in due scarpe, ma per Il Teatro di Roma si apre un capitolo d’incertezza.
Il tema dell’obiezione di coscienza in Io obietto, testo della ginecologa Elisabetta Canitano, portato in scena stasera alle 21 alla Casa internazionale delle donne da Compagnia Causa, regia di Amandio Pinheiro (via della Lungara 19, info: 347.3447734). Ingresso gratuito. Un testo di lotta, «per i diritti della donna».