La vittoria evita i processi Ma ora recuperare i big
Immobile preoccupa. Milinkovic e Luis Alberto, timida ripresa
C’è la vittoria, e quella conta: senza i tre punti contro il Frosinone, la Lazio (e con questa Inzaghi) sarebbe al centro di un bel caos, di un primo processo e non sommario. Il successo non può però nascondere quanto non è andato anche nella partita di domenica sera, perché se i biancocelesti dopo la sosta vogliono ripartire dall’ultima gara devono aggiustare tante situazioni. A cominciare dalle questioni che riguardano i big, i numeri uno: MilinkovicSavic, Luis Alberto, Immobile. I migliori, insomma, non a caso uomini mercato per gran parte dell’estate e in odore di rinnovi contrattuali (almeno il serbo e l’italiano).
Milinkovic-Savic ha dato qualche segnale di risveglio, in verità: si è mangiato un gol clamoroso, ma è cresciuto e ha concluso bene per tre volte da lontano. Luis Alberto è stato deludente per tutto l’incontro, però ha messo dentro la giocata vincente: almeno per il morale, conta tantissimo. Perciò il caso più spinoso appare proprio Immobile, l’unico attaccante affidabile della Lazio, l’uomo che nella passata stagione ha messo quarantuno volte la firma sugli eccellenti risultati biancocelesti.
Sia chiaro, qui non è in discussione il fatto che non abbia segnato contro il Frosinone (sebbene l’occasione fosse invitante) né tanto meno contro la Juventus (alla quale un anno fa ha realizzato due gol in Supercoppa e due a Torino): Cristiano Ronaldo è ancora a quota zero, Ciro almeno un gol – e che gol – lo ha già fatto, contro il Napoli. Il problema, insomma, non è la rete, bensì il fatto che Immobile sia sembrato lontano da quello che conoscevamo.
La questione è anche fisica, perché Immobile sembra meno travolgente, incontenibile, instancabile rispetto alle abitudini: non corre con la continuità di un anno fa, né pressa e svaria allo stesso modo. Ma l’attaccante della Lazio sembra mancare pure di serenità. Così si spiega il gol – incredibile per uno come lui – fallito a pochi metri dalla porta: ha trasmesso una strana sensazione di insicurezza, quella giocata. E in questo modo si giustifica anche il malumore evidente mostrato quando Inzaghi lo ha richiamato in panchina per dare spazio (giusto una manciata di minuti) a Caicedo: Ciro ci è rimasto male, il Frosinone lasciava spazi aperti e lui voleva sfruttarli per mettere il suo sigillo, prima di partire per la nazionale. Ma non se la prenda per quel cambio: in panchina con lui sono finiti – guarda caso – anche Milinkovic-Savic e Luis Alberto.