Salario, trattamento rifiuti e salute a rischio: «Un’indagine epidemiologica sui residenti»
CAUDO, III MUNICIPIO: DERMATITI E DIFFICOLTÀ RESPIRATORIE, CHIESTO INTERVENTO ALLA ASL
Dopo la dichiarazione di «non aver riscontrato miasmi provenienti dall’impianto» dell’assessora all’Amcollocato biente Pinuccia Montanari in seguito al sopralluogo nella struttura di smaltimento rifiuti di via Salaria, interviene Giovanni Caudo, il neo presidente del Municipio III dove è il Tmb che smaltisce il 25% dell’indifferenziata dei romani, tra Villa Spada, Fidene, Colle Salario, e Serpentara, un‘area dove risiedono circa 40 mila persone.
«Se i cittadini dicono che c’è puzza, non si può negare che sia vero» attacca Giovanni Caudo. Montanari nei giorni scorsi ha ribadito il progetto dei nasoni, per individuare la provenienza del cattivo odore.
«L’impianto lavora troppo incalza Caudo - e la chiusura nel 2019 non è credibile».
«Se i cittadini dicono che c’è puzza, non si può negare che sia vero». Giovanni Caudo, da giugno scorso presidente del III Municipio dove c’è l’impianto di smaltimento rifiuti di via Salaria (il Tmb che tratta il 25% dell’indifferenziata dei romani) si rivolge all’assessora Pinuccia Montanari. La responsabile dell’Ambiente il 28 agosto dopo un sopralluogo al Tmb, aveva dichiarato di «non aver riscontrato miasmi provenienti dall’impianto».
«Venga con me in piazza dei Vocazionisti a Fidene - incalza Caudo - dove ci sono le lenzuola ai balconi “stop alla puzza” dei cittadini esasperati. Non si tratta di un’opinione, la puzza c’è».
Montanari però ha fatto una dichiarazione ufficiale dopo un sopralluogo.
«Può accadere di non sentire miasmi a ridosso dell’impianto, perché se nel luogo dove vengono trattati i rifiuti ci sono 40 gradi e fuori invece 18, l’aria calda va in alto e il
vento la porta nelle aree limitrofe, a Villa Spada, Colle Salario, Fidene, Serpentara. Se un cittadino dice che c’è puzza, l’amministrazione deve risolvere il problema».
L’assessora insiste sul progetto dei sistemi di rilevazione, i nasoni, che dovranno individuare da dove proviene il cattivo odore.
«Intanto esistono i nasi in carne e ossa! Abbiamo realizzato delle video interviste con la farmacista, il panettiere, l’insegnante di scuola che manderemo allegate alle mail alla sindaca Raggi e all’assessora Montanari. Sono testimonianze di puzza reale, io non ho un interruttore per spegnere le persone».
Cosa denunciano?
«Oltre ai cattivi odori che costringono a tenere le finestre chiuse tutto il giorno, soffrono irritazioni agli occhi e difficoltà a respirare. Per questo ci siamo rivolti alla Asl».
In che modo?
«Abbiamo chiesto al dipartimento di prevenzione di Asl Roma 1 la disponibilità a realizzare un’indagine epidemiologica sulla popolazione, ovvero se la puzza ha conseguenze sulla salute, provocando dermatiti, pruriti e tosse. La Asl si è resa disponibile. Ma la salute pubblica dipende dal sindaco, io posso solo scrivere lettere».
Dalle ispezioni di Ispra dentro l’impianto non sono risultate violazioni di legge.
«Non abbiamo normativa per misurare la puzza e i miasmi, per questo chiediamo il monitoraggio della Asl sulle conseguenze per la salute».
Come abbassare nel frattempo il cattivo odore?
«Diminuendo i rifiuti da trattare in questo Tmb. Secondo i dati di Ama invece nell’ultimo anno i conferimenti sono aumentati del 32%, significa che invece di entrare 55 camion al giorno ne arrivano 80. E poi fino a dieci giorni fa c’era il treno fermo da due mesi in attesa di smaltire il carico».
Il perché «Difficoltà a respirare, occhi irritati: per questo ci siamo rivolti ai medici»
Il presidente della Commissione Ambiente capitolina, Daniele Diaco, il 31 agosto ha confermato che l’impianto sarà chiuso nel 2019.
«Siamo felici, dove devo firmare? Mi permetto qualche dubbio dato che i rifiuti aumentano e il piano industriale non viene attuato: nel 2018 sono state smaltite 520 tonnellate al giorno di media, mentre nel 2107 erano 390».
Lei è stato assessore all’urbanistica con la giunta Marino, cosa suggerisce?
«All’epoca stavo individuando le aree per realizzare gli ecodistretti previsti dal piano industriale. Se si fosse portato avanti il piano, oggi il Tmb sarebbe chiuso».