Viale Carlo Felice, case da Bankitalia e Regione
Ventinove famiglie, 20 bambini: gli occupanti lasciano a ottobre. Il Comune: alloggi solo per i fragili
Si parte ai primi d’ottobre (di sicuro dopo il 18 settembre, termine ultimo per il censimento) con il palazzone di viale Carlo Felice che, dopo la circolare Savini, diventa automaticamente il modello per le operazioni di sgombero degli edifici pubblici occupati nella Capitale. Ieri in Regione si è tenuto il tavolo per approfondire l’argomento liberazione «soft» dello stabile e tentare così di schivare la potenziale emergenza sociale che deriverebbe dallo sgombero coatto. Oggi ci sarà il vertice del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura che darà tempi e modi per il rispetto delle direttive contenute nella circolare del Viminale, prospettiva ribaltata rispetto a quella emanata sotto la gestione Minniti dopo il caso di via Curtatone. In ogni caso siamo al dunque.
E al primo giro di tavolo interistituzionale in Regione si è cercato di praticare una linea più morbida e veloce possibile, tenuto conto che su viale Carlo Felice insistono anche questioni di sicurezza vista l’inagibilità della struttura. Dopo il crollo del tetto di San Giuseppe dei Falegnami il tema dei cedimenti strutturali è di grande attualità e ha finito con l’accelerare anche le pratiche sul palazzone occupato a San Giovanni sul quale pende la bolla
❞ «Ci aspettiamo che la giunta si muova oltre gli obblighi di legge» Sabrina Alfonsi
dell’inagibilità. Dentro ci sono attualmente 29 nuclei familiari, un’ottantina di persone di cui almeno 20 bambini, tutti inseriti nel tessuto sociale del quartiere e tutti, possibilmente, da riallocare in tempi ormai strettissimi: entro due settimane il censimento dovrà essere completato, dopodiché si passerà alle vie di fatto, vedremo se in termini «soft» oppure con la ruspa. Ma stando al parere del Campidoglio, disponibile a trovare un alloggio «solo ai casi di fragilità sociale», l’opzione
salviniana sembra la più calda. Di sicuro, al momento, le soluzioni alternative per gli occupanti non sembrano dare garanzie assolute, c’è ancora da lavorare. Così Massimiliano Valeriani, assessore regionale
alle Politiche abitative, si è confrontato con i proprietari dell’immobile - Mario Breglia, presidente della Sidief, società che gestisce gli immobili di Bankitalia -, con il Municipio I e il Campidoglio, rappresentato dagli assessori Luca Montuori (Urbanistica), Laura Baldassarre (Sociale) e, per una ventina di minuti prima di tornare in Comune per un incontro a tema housing sociale con il presidente Acer, Niccolò Rebecchini, da Rosalba Castiglione (Patrimonio). E alla fine su Carlo Felice la linea sembra ancora da definire.
La cosa è stata chiara quando si è passati al dettaglio delle soluzioni per i ricollocamenti: la Regione ha dato la disponibilità di 5 case, tutte di proprietà Ater ma fuori dal circuito Erp (edilizia residenziale pubblica), le case popolari; pure Bankitalia ha messo a diposizione 5 soluzioni (3 appartamenti all’Esquilino più altri 2 in una zona attigua). Dal Campidoglio, che nel summit di agosto aveva parlato di alcune case in via Giolitti, c’è invece stata un’apertura solo per i casi fragili: su questo Castiglione è stata tassativa, mentre Montuori parlava di una possibilità ulteriore nel cambio di destinazione d’uso di alcuni locali commerciali. «Ci aspettiamo che il Comune si muova anche oltre gli obblighi di legge», ha commentato Sabrina Alfonsi, presidente del Municipio I. Ma alla fine il Campidoglio si muoverà solo con il circuito Sassat - Servizio di assistenza socio-alloggiativa, delibera 164/2017 -, il sistema di ricerca case (anche private) sul mercato per soluzioni da girare a chi ha diritto. Il secondo bando si chiuderà a metà settembre: si farà in tempo per la «liberazione» o sarà tempo di ruspe?
Viminale
Oggi il Comitato per l’ordine e la sicurezza darà la tempistica per il rispetto della circolare