Hotel Radisson Blu, sequestrati 2 milioni
Tassa di soggiorno non versata
Sulla base di un’ipotesi di evasione fiscale il tribunale ha autorizzato un sequestro da 2milioni 56mila euro nei con- fronti dell’hotel Radisson Blu. I suoi rappresentanti sono sta- ti iscritti sul registro degli indagati con l’accusa di pecula- to: da agenti contabili incaricati di riscuotere la tassa per conto del Campidoglio aveva- no trattenuto l’intera somma con il resto degli incassi. Il Radisson Blu non è il solo. L’in- chiesta della Procura, nata da ispezioni della finanza alle quali si sono aggiunte denunce di singoli, disegna una sor- ta di fenomeno diffuso negli hotel cittadini. Albergatori che incassano e tengono per sé i soldi, anziché trasferirli nelle casse capitoline.
Dall’alto del suo versatile roof l’Hotel Radisson Blu continuava a incassare, un euro dopo l’altro, la tassa di soggiorno che turisti affascinati e pazienti tributavano alle casse capitoline. E che i vertici della struttura all’Esquilino dimenticavano di versare al Comune.
Sulla base di questa ipotesi, quella cioè di un’evasione fiscale consistente, il tribunale di Roma ha autorizzato un sequestro da 2 milioni 56 mila euro nei confronti del gruppo danese proprietario dell’albergo. I suoi rappresentanti sono stati iscritti sul registro degli indagati con l’accusa di peculato: da agenti contabili incaricati di riscuotere la tassa per conto del Campidoglio, avevano trattenuto l’intera somma con il resto degli incassi.
Il pubblico ministero Alberto Pioletti e il procuratore aggiunto Paolo Ielo coordinano gli approfondimenti della polizia giudiziaria ed è possibile che l’indagine finisca per coinvolgere altre persone. Il Raddisson non è il solo. L’inchiesta della Procura, nata da ispezioni della finanza alle quali si sono aggiunte denunce di singoli, disegna una sorta di fenomeno diffuso. Albergatori che incassano e tengono per sé i soldi, anziché trasferirli nelle casse capitoline. Agli atti degli investigatori ci sono diciassette indagati, titolari (o rappresentanti) di altrettante strutture. Considerato che le indagini sono al principio si capisce meglio la preoccupazione espressa dagli addetti ai lavori del Comune per quella che somiglia a un’evasione massiccia.
Fra le società coinvolte il Plaza e l’Hotel Salis (Termini) più un residence di fronte ai Musei Vaticani. Fra gli indagati, come è emerso nei giorni scorsi, anche Cesare Paladino, amministratore della società che gestisce il Plaza ma anche papà di Olivia, pierre dell’hotel e attuale compagna del premier Giuseppe Conte. Nei suoi confronti, come in quello degli altri, il 28 giugno scorso è stato deciso dal gip Giovanni Giorgianni un sequestro per l’equivalente della somma evasa.
Altro interrogativo che riguarda le verifiche: possibile che in Comune nessuno fosse deputato a fare controlli? Sul punto indagano anche i pubblici ministeri contabili che ipotizzano un danno milionario per le casse pubbliche.
Fra dibattiti, polemiche e distinguo, la tassa di soggiorno turistico era stata introdotta nel 2010 tramite una delibera del Consiglio comunale che assegnava — a seconda della tipologia di struttura — un costo al giorno per ciascun visitatore. La stima dei tecnici comunali, all’epoca, era chiara. Dalla tassa, si disse, sarebbero venuti 80 milioni di euro l’anno. La normativa assegna ai titolari degli alberghi 16 giorni di tempo per versare al Campidoglio l’imposta riscossa. Il Radisson, come pure le altre strutture, avrebbe omesso i versamenti degli ultimi due anni.
Regole
La normativa, varata nel 2010, assegna 16 giorni alle strutture per versare al Campidoglio l’imposta riscossa
Ispezioni Il mancato versamento della tassa dovrebbe fruttare 80 milioni l’anno al Comune