AUTUNNO, IL SENSO DEL TEMPO
Settembre arriva carico della sua contraddittoria duplicità: sancisce la fine della bella stagione, ma è anche il vero mese dell’inizio, in misura ancora maggiore rispetto al canonico gennaio. Iniziano le scuole, si riprende il lavoro, in una vigilia che unisce nella stessa attesa bambini e adulti. Non è un caso che nel dialetto sardo settembre sia «Cabudanni». Il nuovo inizio dell’autunno però deve fare i conti con le giornate che si accorciano e con le ore di luce che diminuiscono: al di là degli effetti psico-fisici, dalla meteoropatia al più grave seasonal affective disorder (una forma di depressione il cui acronimo è non a caso Sad), è un bel paradosso per il nostro progettare così spesso bisognoso di lumi.
Ma veniamo ai numeri. L’estate 2018 si chiude, capricciosa e sfacciata. È stata calda ma anche molto piovosa. Il 1° di agosto Roma ha raggiunto 37°C. Eravamo nel pieno della più intensa e lunga ondata di calore dell’estate, iniziata alla fine di luglio e proseguita senza tregua per quasi due settimane. Secondo i dati pubblicati da Mopi-Centro Epson Meteo, in agosto nel Lazio è piovuto il doppio della norma e, a livello nazionale, l’anomalia positiva è quasi del 30%. Il caldo, dovuto alla presenza prolungata dell’Anticiclone NordAfricano, è stato più volte spezzato da violenti nubifragi come quelli del’8, del 17 e del 20 agosto che hanno causato allagamenti, caduta di alberi e grandi disagi nella Capitale.
L’autunno meteorologico ha preso il via il 1° settembre.
autunno astronomico attende il momento dell’Equinozio, che quest’anno avverrà il 23 settembre alle 3 e 54 minuti. Il giorno e la notte avranno in questa occasione uguale durata poi il buio, lentamente, inizierà ad avanzare assottigliando la luce dei nostri pomeriggi.
L’intera stagione autunnale si dimostra anch’essa duplice dal punto di vista meteorologico: è la stagione delle piogge, dell’arrivo delle grandi perturbazioni atlantiche, ma anche quella delle ottobrate romane con i suoi colori e dei miti pomeriggi in maniche di camicia. Arrivano all’alba le prime brinate, ma possiamo facilmente ritrovarci sfiancati da fasi di caldo insolito.
L’autunno 2017 è stato uno dei più secchi degli ultimi 60 anni, anche se la stagione è statisticamente la più piovosa. Del resto, le grandi alluvioni che hanno ferito il nostro Paese sono avvenute quasi sempre in autunno. Era il 4 novembre del 1966 quando l’Arno si prese Firenze. L’acqua che porta via la via della Dolcenera di Fabrizio De André ci restituisce il dramma dell’alluvione di Genova del 1970, un incubo vissuto anche nell’ottobre 2011 e, di nuovo, nel novembre 2014. A Livorno nella notte tra il 9 e il 10 settembre dello scorso anno, in 4 ore è caduta la pioggia di tre mesi interi. Le previsioni stagionali non hanno al momento una sufficiente affidabilità ed è bene diffidare da chi a settimane o mesi di distanza diffonde fake news e prospetta storiche ondate di gelo artico o risalite roventi sahariane. È vero, il clima sta cambiando. Gli eventi meteo «estremi» stanno crescendo in numero ed intensità e dobbiamo mettere in conto un inasprimento dei fenomeni.
Ma l’autunno in fondo, da sempre, ci chiede solo di ricominciare e di imparare a lasciar andare.
Con questo articolo la giornalista meteo Judith Jaquet inizia la sua collaborazione con l’edizione di Roma del Corriere della Sera.