Corriere della Sera (Roma)

La confession­e: «L’ho violentata ma ero ubriaco»

Rinchiuso in carcere dopo la confession­e. Viveva in una baracca sotto la Panoramica

- Rinaldo Frignani

«È vero sono stato io, ma ero ubriaco». Così Danut Damian Suli, romeno di 37 anni, pregiudica­to per rapina, fermato dalla polizia per lo stupro di mercoledì notte vicino al ministero dell’Interno di una romana di 54. L’uomo è stato condotto nel carcere di Regina Coeli. Si erano conosciuti tre giorni prima dell’aggression­e.

Lo sguardo basso, le manette ai polsi. Damian Danut Suli non alza gli occhi prima di salire sulla volante pronta a partire dal cortile di San Vitale per portarlo a Regina Coeli. Negli uffici della IV sezione della Squadra mobile il romeno di 37 anni ha appena ammesso di aver avuto mercoledì notte un rapporto violento fra i tavolini del ristorante Strega, accanto al ministero dell’Interno in via Agostino Depretis, con una cinquanten­ne romana che qualche ora più tardi, sotto choc per l’accaduto e ricoverata al San Giovanni, ha presentato denuncia per stupro. «Sono stato io, ma ero ubriaco. Anzi, avevamo bevuto tutti e due», confessa Suli davanti agli investigat­ori guidati dal dirigente Luigi Silipo. La sua vuole essere forse un’assurda giustifica­zione - già sentita in altri casi di violenza sessuale che ovviamente non regge di fronte all’aggression­e selvaggia subìta dalla vittima che, come emerge dagli accertamen­ti della polizia, aveva conosciuto il romeno a inizio settimana nei pressi di via Cavour, dove lei è tornata ad abitare dopo la fine di una lunga relazione sentimenta­le.

Un duro colpo per la cinquanten­ne, che lavora nel mondo del volontaria­to - aiuta come badante persone an«Ho ziane e migranti -, caduta in depression­e dopo un periodo complicato. Una personalit­à fragile, una donna con problemi di alcol che lunedì scorso ha incrociato Suli nei pressi di via Cavour. I due si sarebbero visti anche il giorno successivo. Fino all’auto-invito a cena da parte del trentenne. fame», aveva detto senza mezzi termini alla donna appena conosciuta. Lei si è fidata di lui e lo ha portato a mangiare nel locale in via Depretis, accanto al Viminale, in una zona supersor vegliata, con telecamere puntate dappertutt­o. Non è bastato. Il trentenne, rintraccia­to nella baracca dove vive nei pressi della Panoramica a Monte Mario - più volte sgomberata in passato ma senza grossi risultati - era già finito in carcere a Venezia nel febbraio 2015 per rapina aggravata e l’anno precedente per una tentata estorsione.

Ad arrestarlo allora furono gli agenti del commissari­ato San Marco che scoprirono che oltretutto Suli era ricercato dalla giustizia romena: era stato condannato a tre anni, undici mesi e 9 giorni di carcere per furto in abitazione. Per questo motivo era fuggito in Italia dove però aveva continuato a delinquere e a rimanere libero, fino all’ultimo arresto e all’estradizio­ne in Romania. Lì ha scontato la pena e poi è tornato qui. Solo che questa volta ha scelto Roma. Dopo la terribile avventura di mercoledì notte, la cinquanten­ne è tornata a casa. Suli si trova invece in cella in attesa dell’udienza di convalida del fermo prevista forse per domani. Si attende anche l’esito dell’esame del Dna che dovrebbe fornire la conferma definitiva sull’identità del violentato­re della volontaria, già immortalat­o nei video acquisiti dalla polizia sia al ristorante di via Depretis sia al ministero.

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Ristorante Il luogo della violenza

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