«Piani di zona, truffa di due coop a 50 inquilini»
La richiesta del pm. I fondi dalla Regione
Il cda unico di due coop è a processo nell’ambito dei Piani di zona (edilizia economica e popolare nata per reperire terreni sui quali costruire alloggi da affittare a prezzi calmierati a famiglie disagiate). Per l’accusa le coop avrebbero intascato illecitamente 5 milioni dalla Regione. Truffati cinquanta inquilini.
Per la prima volta arriva davanti a un giudice la presunta truffa dei «Piani di zona». A fare da apripista nell’udienza preliminare fissata a novembre saranno i rappresentanti di due cooperative edilizie — Consorzio Vesta e Atilia — per i quartieri Spinaceto 2, Montestallonara e Pisana Vignaccia. Secondo il pm Francesco Dall’Olio i tre componenti del consiglio di amministrazione unico, Giselda Pisaneschi, Ugo Klapetz e Mauro Lilli (un quarto indagato, il presidente Mario Lilli è deceduto) si sarebbero impossessati illecitamente di contributi regionali pari a cinque milioni di euro.
Il meccanismo del supposto raggiro, di cui sono vittime tra gli altri i 50 inquilini che hanno dato il via alle indagini tramite la denuncia presentata dall’avvocato Vincenzo Perticaro, è analogo a quello denunciato un po’ ovunque nelle decine di quartieri di edilizia convenzionata sorti dal 2000 a oggi. Le coop ottengono i contribuiti pubblici per costruire, con l’impegno di affitti calmierati. Ma le tabelle di calcolo degli stessi puntualmente non ne tengono conto e così inquilini di fasce deboli si trovano a pagare cifre da libero mercato.
Le accuse di truffa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche sono però solo un aspetto dell’inchiesta che chiama in causa una manciata di funzionari pubblici. La procura sottolinea nella richiesta di rinvio a giudizio che il raggiro si è compiuto «grazie ad una reiterata serie di omissioni e violazioni di legge poste in essere dai pubblici ufficiali preposti». Le loro posizioni sono ancora oggetto di indagine.
Comune e Regione, che avevano anche l’obbligo di vigilare sulla correttezza dei piani finanziari (mai presentati) e sul completamento delle opere di urbanizzazione (rimaste su carta) sono tuttavia indicati come parti offese: «Chiederemo al gup (giudice per l’udienza preliminare) che i due enti vengano citati quali responsabili civili, perché a loro spettava la vigilanza secondo leggi nazionali e regionali, e secondo le convezioni e i disciplinari. Le omissioni hanno creato danni enormi alle famiglie», sostiene l’avvocato Perticaro. I piani di zona, nati con una legge del 1962, favoriscono programmi di «edilizia economica e popolare» (Peep): lo scopo è quello di reperire ed acquisire terreni da destinare alla costruzione di alloggi e servizi complementari. Le case sono destinate a prezzi calmierati a famiglie con reddito inferiore a 80 mila euro l’anno non proprietari di abitazioni a Roma.
Lieto fine, invece, per le otto famiglie del Piano di zona Tor Vergata, finite sotto sfratto da parte della Coop San Paolo per presunti ritardi nei pagamenti degli affitti gonfiati. Il Comune, dichiarando inadempiente la coop rispetto alla convenzione stipulata, ha acquisito le abitazioni al patrimonio capitolino e le ha assegnate a chi ormai da 19 anni ci viveva.