Lemmetti e Bagnacani ai ferri corti
Scontro sul bilancio tra l’assessore e il presidente dell’azienda. Strade, chiesto al Mef lo sblocco di 180 milioni
Braccio di ferro tra Campidoglio e Ama sul bilancio, ancora senza l’ok del Comune. Lo sfondo è la maxi gara per lo smaltimento dei rifiuti (domani apertura delle buste), ma il problema sono i 18 milioni di crediti vantati dalla municipalizzata per i cimiteri: crediti «certi, liquidi ed esigibili», per Ama. Ma l’assessore al Bilancio Lemmetti (al Mef per ottenere lo sblocco di 180 milioni) ha molti dubbi.
Un braccio di ferro. O meglio, una guerra di nervi. Fatto sta che la diatriba sui cimiteri tra Campidoglio e Ama, questione che ha congelato l’ok da parte del socio - il Comune, appunto - sul bilancio della municipalizzata capitolina dei rifiuti, prosegue via mail e cellulare: le parti anche ieri si sono sentite più volte e il blitz annunciato da parte degli uffici del Comune è stato rimandato. «Ma ci sarà», assicurano dal Campidoglio. Il passaggio è assai delicato, rimandare al mittente il bilancio per una nuova approvazione significherebbe, di fatto, sfiduciare il cda dell’azienda e, quindi, bocciare anche il presidente. Oltre che generare un dubbio sui bonus produzione e sugli stipendi dei dipendenti, nonché sulle linee di credito aperte da Ama con le banche.
Ma lo scontro di carte bollate va avanti. Da una parte Gianni Lemmetti, assessore a Bilancio e Partecipate, che ha l’obbligo non tassativo di chiudere entro il 30 settembre il Consolidato, ovvero il documento che mette insieme i conti del Comune e delle sue aziende, e che martedì è andato al Mef per parlare della gestione del debito (e ottenere lo sblocco di 180 milioni di euro, altrimenti cantieri a rischio).
Dall’altra Lorenzo Bagnacani, presidente Ama, che ha una serie di problemi da risolvere per restare incollato sulla sua poltrona: la questione cimiteri rischia di far sballare il suo bilancio, chiuso con un attivo di mezzo milione grazie (anche) al credito di 18 milioni vantato con il Comune proprio sul caso dei cimiteri capitolini. Un parere pro-veritate firmato
dall’ avvocato Mario Bussoletti, indica come «certi, liquidi ed esigibili» i crediti vantati da Ama. Però in Comune restano forti dubbi.
E infatti Lemmetti proprio non vuole riconoscere quel credito relativo ai ricavi per le concessioni dei loculi cimiteriali fino al 2014. Roba datata, insomma. Ma che potrebbe incidere sulla stesura del bilancio consolidato e, quindi, creare quei «disallineamenti» che l’anno scorso sono stati motivo di uno scontro fortissimo con l’Oref, i revisori dei conti capitolini (che ancora non hanno ancora avuto dal Bilancio alcuna carta da esaminare).
Ma forse, al netto di un tira e molla contabile (e politico), il giorno più importante per Ama è domani, quando a via Calderon de la Barca saranno aperte le buste della maxi gara - 188 milioni di euro, 1,2 milioni tonnellate di rifiuti - lanciata per lo smaltimento degli scarti indifferenziati della Capitale. Pochi mesi fa si era concluso con un clamoroso flop il bando da 105 milioni di euro per il caricamento, trasporto e smaltimento dei rifiuti prodotti nei due Tmb Ama. Stavolta sono andati a gara anche i rifiuti indifferenziati che finiscono nei due Tmb di Malagrotta, quelli che fanno capo al gruppo Colari: circa 420 mila tonnellate l’anno fino ad aprile del 2019. Così domani, nelle scetticismo generale, si capirà che destino avrà Roma: dalle buste dovranno emergere le offerte per la vecchia procedura andata deserta e, in più, per il bando che punta a superare l’esclusiva del soggetto privato nel trattamento dell’indifferenziato che i due Tmb Ama non riescono smaltire.
Col rischio, in caso di nuovo flop, che la raccolta o vada in emergenza o sia affidata a contratti ponte con privati, molto costosi, con ulteriore sofferenza per i conti. Che, quindi, il tutto si proietti, dal prossimo anno, sulla bolletta della Tari.
Appalto Domani buste aperte sulla gara da 188 milioni