Raggi: Roma avrà poteri speciali
Due ore di colloquio a Palazzo Chigi. L’ipotesi è trasformare la Capitale in una città-regione come Londra Incontro con Conte. «Il governo è d’accordo». Tasse in arrivo per le abitazioni sfitte
Due ore e un quarto di colloquio tra la sindaca e il premier, Giuseppe Conte. Raggi ha incassato il sì dell’esecutivo sul conferimento di poteri speciali a Roma. Il percorso per trasformare l’Urbe in metropoli come Londra o Tokyo sarà duplice: una commissione di esperti costituzionalisti valuterà gli aspetti normativi, mentre una cabina di regia permanente con il governo seguirà il dossier «Fabbrica Roma».
Due ore e un quarto di colloquio a Palazzo Chigi, dalle 11 alle 13.15. È stato un incontro di ampio respiro quello di ieri tra Virginia Raggi e il premier Giuseppe Conte, infarcito di tecnicismi (sono entrambi avvocati) tranne per un aneddoto: il ricordo di quando l’allora studentessa di giurisprudenza a Roma Tre sostenne l’esame di diritto privato con l’assistente (oggi ordinario a Firenze) che vent’anni dopo avrebbe guidato l’esecutivo pentaleghista.
La sindaca è tornata a parlare di poteri speciali per Roma, tema sul quale si è molto spesa anche con il precedente governo a trazione Pd. Salvo incappare in più di uno scontro, tra gli altri con l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che esortava i 5S ad amministrare la città n modo efficiente, oltre la mera gestione delle emergenze. Per non parlare dei graffi (spesso ricambiati) di Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico. È il commento di Raggi all’uscita dal vertice a palesare la svolta nei rapporti con il governo: «È andato molto bene». Di più: la sindaca ottiene il sì del premier alla riforma istituzionale per trasformare l’Urbe in città-regione con maggiori poteri e competenze. Gli sherpa sono già al lavoro sul dossier, che si muoverà su due binari paralleli: da un lato si dovrà ragionare su come ampliare l’ambito normativo, ovvero i decreti attuativi per Roma Capitale; dall’altro partirà la verifica sull’impalcatura istituzionale sottesa all’iter che si intende avviare. Gli strumenti saranno due: il primo è una cabina di regia che, a differenza dallo schema impostato dal precedente governo, coinvolgerà tutti gli interlocutori istituzionali (governo, Regione, Comune, Città metropolitana) e i player del tessuto economico-produttivo (imprenditori e sindacati). In sostanza si vuole riproporre il tavolo «Fabbrica Roma» non più suddiviso in singoli progetti da discutere di volta in volta con il dicastero di riferimento, ma tramite un approccio integrato. Potrebbe sembrare un cavillo, se non fosse che il cambio di metodo è in netta discontinuità con il recente passato, quando Calenda accusava la sindaca di essere «una turista per caso»: una stoccata per criticare il contributo dei 5 Stelle al tavolo al Mise, di fatto mai decollato. Sarà invece un comitato di saggi, formato da costituzionalisti di rango, a valutare se e come attribuire a Roma poteri speciali, tali da equipararla a metropoli come Londra, Tokyo e Shangai. Ma Raggi ha sottolineato che il focus dell’incontro è stato più su questioni generali che su temi specifici: «Non sono venuta con la lista della spesa — ha ribadito la prima cittadina — abbiamo parlato di sviluppo e della possibilità di istituire una sorta di cabina di regia permanente direttamente con il governo».
La sindaca ha affrontato anche il tema dell’emergenza abitativa, che a Roma registra numeri importanti: 13 mila le persone che vivono in stabili occupati, 9 mila quelle in lista per l’assegnazione di un alloggio popolare. Se gli sgomberi sono stati al centro dell’incontro con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini (va in questa direzione la circolare inviata ai prefetti con la richiesta di accelerare la liberazione degli immobili occupa-
Il dossier
Sherpa già al lavoro sulla riforma istituzionale per trasformare l’Urbe in città-regione
ti per restituirli ai proprietari ed evitare il rischio di risarcimenti milionari), al premier la sindaca ha accennato l’ipotesi di ripristinare il pagamento di Imu e Tasi sulle case sfitte: una leva per spingere i costruttori e privati a rimetterle sul mercato e offrire un’alternativa alle famiglie a basso reddito ferme da anni in graduatoria. Un’altra ipotesi della quale si è parlato è la reintroduzione di una norma per stanare il sommerso nel mercato immobiliare: la legge, poi abolita per eccesso di delega, prevedeva che se l’inquilino avesse denunciato l’affitto in nero per i quattro anni successivi avrebbe potuto beneficiare di un canone agevolato. Nelle oltre due ore di colloquio Raggi è intervenuta anche sul bando delle periferie: «Roma sta svolgendo un ruolo di interlocuzione importante. Sono certa che si troverà presto una soluzione». Auspicio riferito all’emendamento al Milleproroghe approvato il 9 agosto, che congela i fondi per le periferie in 96 Comuni rinviando tutto al 2020. Nel pomeriggio ecco la linea ufficiale di Palazzo Chigi che, pur ammettendo lo stallo dovuto a un «impedimento tecnicoamministrativo», conferma «l’impegno per fare chiarezza sul quadro costituzionale e finanziario e per garantire il finanziamento delle spese relative agli interventi già in corso di attuazione».