Corriere della Sera (Roma)

La gara va deserta, l’Ama ora è nei guai

Nessuna offerta per l’indifferen­ziata

- di Andrea Arzilli

Bilancio «congelato», contratti in scadenza, lavoratori sul piede di guerra e, soprattutt­o, la maxi-gara deserta. Quando all’apertura delle buste, ieri, non si è presentato nessuno, in Ama è scattato l’allarme per una crisi che sembra inarrestab­ile. Il bando valeva 188 milioni di euro ed era stato pubblicato in estate dopo il primo flop (gara da 105 milioni, anch’essa andata deserta, il 26 marzo) per trovare soggetti disposti a smaltire 1,2 tonnellate di indifferen­ziato.

Bilancio «congelato», contratti in scadenza, lavoratori sul piede di guerra e, soprattutt­o, la maxi-gara deserta. Quando all’apertura delle buste, ieri alle 13, non si è presentato nessuno, in Ama è subito scattato l’allarme per una crisi che sembra ormai inarrestab­ile. Il bando valeva 188 milioni di euro ed era stato pubblicato in estate dopo il primo flop (gara da 105 milioni, anch’essa andata deserta, il 26 marzo) per trovare soggetti disposti a smaltire 1,2 tonnellate di rifiuto indifferen­ziato, ovvero tutto quell’eccesso di spazzatura che, ad oggi, o resta stoccato nei due Tmb Ama - Rocca Cencia e Salario: se non saturi, poco ci manca oppure giace nei due Tmb di Malagrotta che fanno capo a Colari, o ancora parte sui treni alla volta di Germania e Austria. Rifiuti che adesso rischiano di diventare un problema serio per la Capitale, dove i cassonetti risultano già stracolmi in larga parte della città causa raccolta a rilento da Ostia, a Trionfale, a Centocelle, fino alle criticità visibili nelle zone in prossimità del Centro storico - e smaltiment­o sempre più complicato, ormai appeso ai contratti aperti (in scadenza il 31 dicembre) per l’export in Abruzzo, Austria e Germania.

La situazione (critica) sarà oggetto di discussion­e nella cabina di regia sui rifiuti voluta dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che si riunirà giovedì. Lì, di concerto con Campidogli­o e Regione, saranno analizzati i dati relativi alla Capitale e si studierann­o le evenutali soluzioni a medio termine per un ciclo che pare sempre sul punto di incepparsi. In ogni caso la strada di Ama per schivare l’ennesima emergenza cittadina sembra a senso unico: in attesa di preparare una nuova gara, stavolta necessaria­mente ancor più carica di milioni, dovranno essere firmati nuovi contratti ponte, ovvero accordi su base, di solito, trimestral­e che hanno un costo elevatissi­mo. Niente di strano, Ama lo ha già fatto in passato e anche oggi, se il ciclo resta in equilibrio seppure precario, lo si deve ad esosi contratti temporanei. Tanto esosi da instillare il sospetto, sussurrato nei corridoi dell’Ama, di un cartello delle aziende che, invece di concorrere ad un appalto, si mettono d’accordo per non presentare offerte e arrivare, così, a spuntare condizioni migliori. Se non fosse, però, che la grana del nuovo bando flop - messo giù come accordo quadro di tre anni sotto la vigilanza dell’Anac, per essere più appetibile eppure andato lo stesso deserto - si inserisce in un quadro aziendale che già presenta i connotati della crisi. Tanto che in molti prospettan­o, dall’anno prossimo, un aumento nella bolletta della Tari.

Il che si riflette, come ovvio, sul piano politico. Con tanto di presidente, Lorenzo Bagnacani, in bilico per la diatriba con il Campidogli­o sul bilancio 2017, questione che tiene in ansia i dipendenti pronti all’assemblea per reclamare stipendi e bonus (finora) mancati. Secondo il Pd una delle ragioni per cui la maxigara di ieri è andata deserta: «Una società che non ha ancora un bilancio, per volontà del socio unico Roma Capitale, sul mercato è ritenuta poco affidabile e le gare triennali vanno deserte - la nota delle consiglier­e capitoline dem Valeria Baglio e Ilaria Piccolo -. Un dramma per Roma, di cui è responsabi­le totalmente questa giunta». Sul documento, approvato con un attivo di mezzo milione in sede di cda ad aprile, c’è una serie di crediti vantati dall’azienda con il Comune che il socio Roma Capitale, appunto - non intende riconoscer­e. Uno su tutti: 18 milioni relativi ai servizi cimiterial­i - una porzione di un contenzios­o che, in realtà, pesa 60 milioni di euro che l’assessore a Bilancio e Partecipat­e, Gianni Lemmetti, cui corre l’obbligo non tassativo di chiudere il Consolidat­o (cioè il documento che riunisce i conti del Comune e delle sue aziende: ieri l’Assemblea capitolina ha approvato il bilancio Atac ) entro il 30 settembre, non intende riconoscer­e. Le verifiche del Comune sul bilancio della municipali­zzata vanno avanti, e ieri il Comune ha disertato nuovamente il consiglio di amministra­zione, segnale di lavori in corso. Ma è evidente che, qualora si procedesse alla bocciatura dei conti già approvati dall’azienda - in positivo nonostante 1,4 miliardi di debito - l’intero cda, sfiduciato dalla proprietà, potrebbe vacillare. E Raggi dovrebbe trovare un nuovo presidente.

Indifferen­ziata Bando da 188 milioni per trovare soggetti disposti a smaltire 1,2 tonnellate

Criticità

Da Ostia a Trionfale a Centocelle, fino a quelle visibili nelle zone in prossimità del centro

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Strade sporche In molti rifiuti è di nuovo emergenza rifiuti

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