Ninfa e i luoghi dei Caetani, un parco letterario
Ninfa, meraviglia di terra-acqua-verde-e-fiori ai piedi dell’austero castello di Sermoneta: le ruine di un’antica città abbandonata, trasformate nel più bel giardino del mondo (che poi nelle classifiche internazionali arrivi di volta in volta primo, secondo o terzo poco conta...) grazie all’instancabile passione di una illuminata nobildonna romana (nata negli Stati Uniti): Marguerite Chapin, principessa di Bassiano, moglie di don Roffredo Caetani, mecenate, anima e fondatrice di due tra le riviste letterarie più importanti del Novecento europeo: «Commerce», a Parigi, e «Botteghe Oscure» a Roma, la cui testata — da Bassani a Pasolini, ad animarla il meglio della cultura tra il 1948 e il 1960 — prendeva il nome dal luogo dove si trovava, e si trova, il palazzo di famiglia.
Il più bel Giardino, Ninfa, o comunque il più poetico, com’ebbe già a sostenere lo stesso Bassani, che di Ninfa s’intendeva assai tanto da farsene influenzare per creare il suo, di Giardino: quello almeno letterariamente più famoso dell’intera letteratura italiana del Novecento: «Se uno vuole vedere, in qualche modo, il giardino dei Finzi Contini — spiegava — deve recarsi non a Ferrara, ma a qualche decina di chilometri da Roma, nei pressi di Latina...».
Ninfa era allora, ed è ancora oggi, un giardino di proprietà dei principi Caetani di Sermoneta, ora gestito da una Fondazione dopo l’estinzione della famiglia discendente da Bonifacio VIII (con Colonna e Orsini una delle più antiche nella plurimillenaria storia di Roma e del suo territorio). Una proprietà privata ma visibile al pubblico con un preciso calendario, dove oggi si festeggerà l’ingresso — almeno quello ufficiale — nella rete dei Parchi letterari italiani (www.parchiletterari.com). Si leggeranno (dalle 9.30) testi di autori ispirati a questi luoghi, e alle 15.30, nel castello di Sermoneta, si presenterà il libro di Giorgio Bassani Italia da salvare. Gli anni della presidenza di Italia Nostra (1965-1980), edito da Feltrinelli e curato da Cristiano Spila. Tra gli interventi, quelli di Vittorio Emiliani e Paola Bassani.