Corriere della Sera (Roma)

«Autista Atac da 30 anni La città si è incattivit­a»

Il bell’Emilio, conducente e latin lover «Ma la città è peggiorata, tanto stress e troppi automobili­sti maleducati»

- Di Fabrizio Peronaci

«Era la mattina del 6 marzo 1988 e…» Massimo Ranieri la settimana prima aveva vinto il festival di Sanremo, a Palazzo Chigi c’era il democristi­ano Giovanni Goria e Roma era sotto choc per il delitto del “Canaro”. Tanta furia omicida non s’era mai vista. Il bell’Emilio però se ne infischiav­a di tutto: camminava come suol dirsi a mezzo metro da terra, nella sua divisa carta da zucchero con lo stemmino aziendale in bella vista...

«Stavo andando a prende’ servizio. Abitavo con i miei a piazza Tuscolo. Mi’ padre, ex tranviere scampato ai bombardame­nti del ‘43 sulle officine di San Lorenzo, mi aveva salutato con i lucciconi. Me la feci a fette fino alla rimessa di Trastevere, col panico di arriva’ in ritardo. Mi avevano assunto all’Atac, un sogno!» Può suonare strano, ma era così... «Avevo 26 anni, il posto fisso e l’orgoglio di poter essere utile alla mia città».

Roma vissuta in prima linea. La capitale di due o tre generazion­i fa raccontata da quelli che la conoscono davvero. Quelli che la portano nel cuore ma spesso sono costretti ad odiarla. Quelli che hanno un punto di vista speciale, unico. La cabina guida di un bus, per esempio.

Emilio Bordoni, sposato, una figlia, casa al Prenestino e vacanze a Nettuno, hobby preferito il biliardo, oggi di anni ne ha 57. Del giovanotto di un tempo ha conservato sia il sorriso da sciupafemm­ine sia il buon umore. Dopo 3 decenni trascorsi tutti i santi giorni al volante, sopportand­o afa, pioggia, mal di schiena e l’armamentar­io completo di parolacce, corna, medio alzato e gesto dell’ombrello di cui sono capaci i romani, la sua passione è rimasta intatta. «L’Atac è la mia seconda famiglia. Mi piace troppo sta’ tra la gente. Il battesimo fu sulla linea 97, Monte Savello-Eur. Ero emozionati­ssimo. Mi

impicciai col cambio, che era durissimo, ma a parte la camicia fracica di sudore la sera ero felice... Esame superato!»

Circolavan­o ancora gli storici bus verdi, poi sostituiti dai “bestioni” arancioni, ferraglia rispetto agli attuali dotati di idroguida e marce automatich­e. «All’epoca noi autisti eravamo rispettati, apprezzati. Venivamo associati ad Aldo Fabrizi, bigliettai­o bonario che gridava Avanti c’è posto! Non come adesso, che basta uno filmato al telefonino, magari durante ‘na chiamata di servizio, per criminaliz­za’ l’intera categoria».

Lo incontro in viale Castrense, al capolinea del 51. Il suo racconto è fluviale. «Ti ricordi? Su una targa c’era l’avviso Non parlate al conducente, ma chi l’ha mai rispettato? Le ragazze attaccavan­o bottone, eccome! E lo stipendio non era male». Quanto? «Un milione e mezzo di lire». Molto più del potere d’acquisto dei 1.800 euro di oggi.

Quant’è peggiorata Roma? «Il traffico è esploso, certo, ma il punto è un altro: la gente s’è incattivit­a. Prima sul bus si chiacchier­ava, si scherzava. Tante volte succedeva che, dopo aver atteso la vecchina trafelata, con le buste della spesa, per farla salire, lei per ringraziar­mi mi regalava qualche caramella, o un mandarino. Ora quando mai?» Oggi ci si insulta, col rombo dei motori in sottofondo. «L’unica regola è: mors tua vita mea. Moto che passano a destra col rischio di investire chi scende, salto della cavalletta ai semafori, preferenzi­ali invase». Le doti di un bravo autista? «Colpo d’occhio, sensibilit­à alla guida e tanta pazienza. La difficoltà maggiore non viene dalle dimensioni del mezzo, ma dalla frenata: ogni vettura cambia, ce devi fa’ il piede...»

I ricordi di Emilio Bordoni sono tutti associati a un numeretto: la linea su cui viaggiava. «Tempo fa sul 16 in via Nocera Umbra un’auto in doppia fila mi blocca davanti alle poste. Il proprietar­io esce dopo dieci minuti buoni e fa pure il finto tonto: Ahò, che è mia? Non ho resistito e come Fabrizi nel film gli ho gridato: No, è de mi’ nonno!»

L’ironia aiuta, ma talvolta i guai sono più seri. «I borseggi sul 64? Un classico: sparisce un portafogli­o, il derubato strilla, noi facciamo salire un vigile urbano tenendo chiuse le altre porte e il portafogli­o, voilà, spunta tra i piedi dei passeggeri». Per non parlare delle molestie... «Giorni fa sul 409 un anziano mette le mani tra le gambe di una ragazza. Chiamo i carabinier­i, che arrivano subito, ma il maniaco non si scompone: sarà stata la decima volta che lo fermavano». Oppure quel salvataggi­o a piazza Augusto Imperatore: «Una straniera in minigonna scappava da uno che la inseguiva urlando. Era sera: io dal 119 rallento, accosto, lei capisce, io apro e lei sale al volo...»

Fortuna che ci sono sempre state le donne, a ripagarlo della fatica. «Lo posso di’? Gli autisti rimorchian­o alla grande». È successo? «Finché ero giovane, altroché! - ride Emilio - Le ragazze s’affacciava­no in cabina, tante mi dicevano che somigliavo a Lando Buzzanca e io facevo l’occhiolino». E loro? «Ma che carino... A che ora stacchi?» Quanti bei ricordi: la studentess­a del 26 («La portai a cena allo Shangri La, poi lei mi portò a casa sua»), la segretaria del 46 («Scivolò salendo dalla porta centrale a Primavalle, io scoppiai a ride’ e per farmi perdona’ la invitai al cinema»), la moretta invaghita dopo che la madre l’aveva messa in guardia («Attenta, gli autisti so’ pomicioni»)... Non male, la vita da conducente «piacione». Sempre meglio di sta’ a parla’ di concordato preventivo e dissesto finanziari­o...

Fino a che, dopo una decina d’anni da scapolo felice, dietro il parabrezza del bus sulla carreggiat­a opposta gli apparve la cascata di capelli ricci di Marina De Persio, una delle prime donne autista. Occhi vispi, grinta e dolcezza. «Le diedi appuntamen­to al capolinea e pochi mesi dopo, per caso, la incontrai al mare a Ostia. Lì scattò il colpo di fulmine». Evviva: fiori d’arancio e una famiglia felice. Poi dicono che l’Atac non funziona...

❞ Amori Fui assunto a 26 anni. Le ragazze mi chiedevano: quando stacchi?

❞ Cortesie Se una signora è in ritardo, la aspetto. In cambio mi regalano caramelle...

Pericoli urbani

«Le moto passano a destra, salto della cavalletta ai semafori, doppia fila perenne»

 ?? (foto Panegrossi) ?? Autista Atac dal 1988 Emilio Bordoni, 57 anni, conducente da trenta, ha prestato servizio in tre rimesse Atac: Trastevere, Tuscolana e (oggi) Portonacci­o. «Le proteste più frequenti? Per le lunghe attese, le frenate brusche e la ressa nelle ore di punta»
(foto Panegrossi) Autista Atac dal 1988 Emilio Bordoni, 57 anni, conducente da trenta, ha prestato servizio in tre rimesse Atac: Trastevere, Tuscolana e (oggi) Portonacci­o. «Le proteste più frequenti? Per le lunghe attese, le frenate brusche e la ressa nelle ore di punta»

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