ALLEATI DELLA CITTÀ SPORCA
Vanno deserte le gare per gli appalti dell’Ama, da quella di ben 188 milioni per portare fuori Roma l’immondizia ad altre per smaltire le emergenze. Nessuno sembra voglia lavorare per l’azienda del Comune. Nessuno vuole i suoi soldi. Le imprese si sono messe d’accordo per alzare i prezzi? O si tratta di bandi difficili per ricorrere poi a trattative dirette? Le ditte temono di non essere pagate? I miasmi che esalano i rifiuti romani, provocando blocchi stradali al Salario e proteste a Ponte di Nona, dilagano anche metaforicamente: tutto il mondo della monnezza puzza di bruciato. Guardando i guai di Roma si pensa a quali disastri ci possono essere in altre città italiane, in megalopoli come Londra, Parigi, Berlino. Tranquilli, ovunque le cose vanno meglio di qui: hanno trovato il segreto della pulizia dai rifiuti nella collaborazione tra servizio pubblico e cittadini. In tante città la collaborazione è virtuosa, a Roma è invece viziosa. «Roma non è sporca, è sporcata» diceva il grande sindaco Luigi Petroselli sottolineando la responsabilità dei quiriti nel degrado ambientale. La gente butta tutto per strada, dai divani a tre posti ai materassi, ai rottami d’ogni genere ai sacchetti di organico fuori dai cassonetti. E l’Ama non raccoglie né smaltisce adeguatamente: una perfetta cooperazione per tenere questa città nella sporcizia. Tra fetori metaforici e degrado sanitario una cappa nauseante pesa sulla città.