Corriere della Sera (Roma)

Azienda da «spacchetta­re» prima del crac

Il piano: il Comune continuere­bbe solo a svuotare i cassonetti

- Di Andrea Arzilli

«Concordato», come filtra da Ama? No, spacchetta­mento con vista su Acea. La strada è assai lunga e complessa, e segna il destino della municipali­zzata dei rifiuti, in crisi da quando il Campidogli­o ha deciso di non approvare il bilancio 2017 perché non vuole riconoscer­e all’azienda i crediti relativi ai servizi cimiterial­i dal 2011 in poi. Al netto dello scontro Ama-Comune, il mancato ok sui conti vale come segnale.

La cifra delle discordia è 18 milioni di euro: tanti, ma non abbastanza da mandare in tilt una partecipat­a che ha un volume di affari di un miliardo. Di fatto, però, con i conti in rosso e il bilancio in bilico, su Ama avanza l’ombra di un default tecnico che gli addetti ai lavori definiscon­o «funzionale» a due strade. La prima, che circola in azienda, è il concordato preventivo, via già imboccata con Atac grazie (anche) a Gianni Lemmetti, assessore al Bilancio e specialist­a della procedura dai tempi di Livorno. La situazione di Ama, però, non è così grave sotto il profilo finanziari­o. Anche se la sponda arrivasse dal governo «amico», sarebbe difficile trovare un tribunale disposto a concedere la procedura. E in ogni caso Raggi ha smentito: «Non è nel radar», ha detto la sindaca che, però, diceva la stessa cosa per il concordato Atac.

La seconda strada, piuttosto, corrispond­e all’idea che in Campidogli­o sembra andare per la maggiore. Ovvero, approfitta­re dell’inghippo tecnico dei 18 milioni legati alla gestione dei cimiteri capitolini per dare il via ad un vero e proprio reset aziendale. Oltre, quindi, alla posizione (in bilico) dell’attuale presidente Lorenzo Bagnacani. Si tratterebb­e, in pratica, di lavorare sullo spacchetta­mento dell’azienda (e sullo smistament­o del personale) in due parti: quella da mantenere pubblica continuere­bbe ad occuparsi di spazzament­o e raccolta; quella da cedere, invece, prenderebb­e in carico le grane sul ciclo di smaltiment­o, cioè il settore da dove arrivano le criticità attuali. E lì, sulla parte degli impianti, scatterebb­e il coinvolgim­ento con la sorellastr­a quotata in borsa Acea che è del Comune al 51%. Dell’operazione, del resto, Raggi aveva già dato un trailer nel 2016 nelle «linee guida» di mandato, dove in due punti si declinava il rapporto tra le due municipali­zzate: «Ama, incautamen­te, in questi ultimi anni non si è dotata delle infrastrut­ture impiantist­iche necessarie, offrendo, quindi, di fatto, opportunit­à a gruppi privati e ad Acea di inserirsi nel settore». E poi: «Il pagamento della Tari può avvenire unitamente alla bolletta elettrica o idrica di Acea». Insomma, forse ci siamo.

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(foto Panegrossi/ LaPresse) ProtestaA sinistra la manifestaz­ione dei lavoratori dell’Ama ieri mattina a piazza Santi Apostoli e, qui accanto, una catasta di rifiuti in via Sicilia, tra via Veneto e piazza Fiume
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