IDENTITÀ DA SALVARE, ERA ORA
Le pessime notizie, l’incapacità amministrativa, il degrado, sono il nostro amaro pane quotidiano. E così, quando arrivano segnali di normalità e di ritrovata legalità, ci sembra una fiction tv. Il I Municipio ha rifiutato 130 richieste di inizio di attività commerciale: embrioni di bazar e minimarket. La piaga che sta sfregiando il cuore antico di Roma, sostituendosi ad artigiani e a ristoranti tradizionali. Tra maggio 2017 e maggio 2018, ci sono stati tremila controlli, mille sanzioni e 219 chiusure temporanee per i locali pubblici del centro e in altri 217 casi è stato ordinato di togliere tavolini e sedie illegalmente collocati su marciapiedi e strade. Sono eccellenti notizie, quelle raccontate ieri da Lilli Garrone e Erica Dellapasqua, che ci fanno guardare al futuro di Roma storica con un po’ di ottimismo. Dall’inizio degli anni 2010, Roma ha spaventosamente modificato il suo volto perdendo pezzi indimenticabili del suo commercio, vittime dell’impazzimento dei canoni, dell’assenza di tutele per un capitolo essenziale dell’identità romana.
Per troppo tempo la macchina amministrativa ha sottovalutato la pandemia dei minimarket, anche questa priva di qualsiasi controllo. Ora, dopo che immensi danni sono stati compiuti, si tenta di rimediare. Ma fermarsi ora, soddisfatti dei risultati, significherebbe non aver concluso nulla.
La battaglia è solo cominciata: e si deve combattere ogni giorno, strada per strada, piazza per piazza.