Emergenza casa: 57 mila famiglie ad alto rischio
Dati choc: alloggi popolari, 12 mila nuclei in attesa
Sono 57 mila le famiglie a Roma in emergenza abitativa. E sono 12 mila quelle che attendono un alloggio popolare, tenendo conto che ce ne sono altre 7 mila in immobili pubblici occupati abusivamente. Dati choc mentre nella Capitale ci si prepara a nuovi sgomberi di complessi immobiliari, pubblici e privati, come quello dell’ex fabbrica della penicillina al Tiburtino. Gli occupanti sono in tutto circa 20 mila. Potrebbero finire tutti per strada.
Dodicimila famiglie in lista per entrare in un alloggio popolare. Un esercito di potenziali inquilini che hanno diritto all’assistenza abitativa, che deve però fare i conti in molti casi con le occupazioni di immobili Ater e del Comune.
Settemila sono quelle degli occupanti di edifici pubblici, ai quali si aggiungono quelli di palazzi privati che fanno salire a circa 20 mila il numero di chi vive stabilmente o di passaggio in strutture spesso fatiscenti, con il rischio di cedimenti e in condizioni igienico sanitarie borderline. Tanto è vero che sono 57 mila – forse anche qualcuna di più – le famiglie che a Roma e provincia si trovano in emergenza perché non hanno una casa e non possono averne una senza l’aiuto delle istituzioni. O come spesso succede di associazioni e movimenti di lotta.
Un quadro che quando mancano pochi mesi al 2019 sembra addirittura peggiore del passato con 91 palazzi occupati nella Capitale e fra questi quindici immobili che dovrebbero essere sgomberati in breve tempo – almeno è quello che auspica il Viminale – con la prospettiva tuttavia di migliaia di persone in mezzo alla strada. Gli ultimi dati su quanto sta accadendo a Roma sul fronte delle occupazioni non sono confortanti: anno dopo anno peggiorano le condizioni di migliaia di persone occupanti (moltissimi gli stranieri, ma ci sono anche centinaia di nuclei familiari italiani). E l’assistenza sociale del Comune, oltre a non essere quasi mai accettata, appare difficilmente compatibile con i numeri del fenomeno, che richiederebbero un’offerta nettamente superiore.
Lo sgombero del palazzo in via Raffaele Costi, a Tor Sapienza, portato a termine ormai quasi un mese fa, non dovrebbe tuttavia restare l’unica operazione per liberare un edificio occupato. La settimana prossima ci saranno importanti iniziative in altre città, poi toccherà di nuovo a Roma. Ma se da una parte il ministero
Palazzi liberati
Entro la prossima settimana blitz in altre città. Poi sarà di nuovo la volta della Capitale
Il Viminale
Meno tolleranza per gli abusivi dopo la circolare del ministero dell’Interno
dell’Interno, dopo la circolare del ministro Matteo Salvini che esorta prefetti e sindaci ad accelerare sulle procedure di sgombero, sul caso Capitale non sembra insistere più di tanto vista la situazione, dall’altra il Campidoglio appare in una fase di stallo. E intanto si continua con gli sgomberi delle case popolari, spesso con manifestazioni dei movimenti di lotta come nel caso di viale della Venezia Giulia qualche giorno fa al Collatino dove ci sono stati anche tafferugli con la polizia e quattro arresti, due dei quali di sindacalisti dell’Asia Usb. La Municipale è impegnata nella liberazione del
maggior numero di abitazioni da rimettere a disposizione di chi si trova in lista d’attesa. Solo l’anno scorso sono stati quasi un’ottantina, ma quest’anno si dovrebbe concludere con un numero maggiore. Poi si comincerà davvero a pensare ai palazzi. Come quello che sembra bombardato dell’ex fabbrica della penicillina in via Tiburtina, all’altezza del Raccordo anulare, dove ormai soltanto le associazioni di volontariato, come «Medici senza frontiere», continuano a fornire assistenza settimanale, con visite mediche soprattutto, agli oltre 600 occupanti, fra i quali molti minorenni. Un complesso enorme, su sei piani, dove le forze dell’ordine stanno studiando un modo per entrare in sicurezza, non tanto per la presenza di numerosi soggetti considerati pericolosi perché collegati agli ambienti del traffico e dello spaccio di stupefacenti (all’interno ci sono stati due omicidi e alcune aggressioni soltanto negli ultimi anni), ma perché le strutture stesse sono fatiscenti, i solai potrebbero cedere e quindi è fuori discussione mettere a rischio gli operatori e gli occupanti. Ma se per l’ex fabbrica – ritenuto lo sgombero più urgente da effettuare – la situazione è questa, appare complicato affrontare situazioni più difficili, come i palazzi al Collatino e alla Romanina che ospitano in tutto oltre 4 mila persone, molte delle quali rifugiati politici con protezione internazionale.