Italia e Spagna 1968-2018, pop e protesta
Auditorium, Casa del Cinema, Cervantes e Accademia: incontri, proiezioni e premi per raccontare i legami tra Italia e Spagna
Più che cugini, fratelli. Imparentati per un comune sentire, per la vicinanza geografica, e per carattere, italiani e spagnoli si mettono a nudo circoscrivendo l’analisi a un periodo particolare della storia: Pop y Protesta (1968-2018) è la rassegna che si terrà fra ottobre e novembre in alcune città. Roma l’epicentro.
«Arte, musica, tendenze, per spiegare un’utopia prima di tutto sociale: l’emancipazione femminile, la pillola, l’affrancamento degli afroamericani, la liberalizzazione delle droghe. Venti di libertà che alla Spagna, piegata sotto la dittatura franchista, arrivavano attraverso le voci di Patty Pravo, Domenico Modugno, Raffaella Carrà» sottolinea l’addetto culturale dell’ambasciata di Spagna, Jon de la Riva. Il pop del titolo, etichetta non solo musicale, è estendibile a figure amate in Spagna quanto e più che nel loro Paese. A Raffaella Carrà e Lucia Bosè, quest’ultima protagonista di una saga familiare seguita con avida curiosità dagli spagnoli, sarà consegnato il riconoscimento del re di Spagna al Mérito Civil.
Un fulcro sarà all’Instituto Cervantes, con la mostra La poetica tra astrazione e figurazione. Arte spagnola degli anni 50 e 60, sui due movimenti apparentemente contrastanti dell’arte informale (gruppo El Paso) e del realismo della scuola di Madrid. Luce anche sul Sessantotto messicano: i movimenti rivoluzionari nati nel vecchio continente invasero rapidamente il Sudamerica, come mostrerà il ciclo di documentari, fra cui El Grito, con sceneggiatura di Oriana Fallaci (che in Messico rimase ferita durante uno dei suoi reportage). In programma anche incontri, come la presentazione del nuovo saggio sul Sessantotto dell’ex direttore del Paìs Joaquìn Estefanìa, martedì 24 ottobre alle 17.30. Il giorno successivo il giornalista sarà a colloquio con Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega. Sessantotto messicano. Revisione delle sue rivoluzioni è anche il tema di alcune proiezioni alla Casa del Cinema: dal 12 al 14 ottobre sguardi inediti e rivelatori.
Alla Reale Accademia di Spagna, giovedì 8 novembre alle 19 si terrà la conferenza Voci e silenzi spagnoli negli anni Sessanta: fra le «ugole» di cui si parlerà, quelle dei Beatles, arrivati in Spagna per due concerti rivoluzionari rispetto al clima che si respirava in quegli anni. Martedì 30 ottobre alle 19 s’inaugurerà qui la mostra 1968, El fuego de las ideas, di Marcelo Brodsky, artista di Buenos Aires che agendo su foto storiche — e anche attraverso interventi pittorici sugli spazi e performance — ricostruisce la domanda di giustizia sociale e libertà dalla marcia dei poveri a Washington alle proteste contro la guerra del Vietnam; dal Maggio francese a che Guevara.
L’Escuela española de historia y arqueologìa di via Sant’Eufemia sarà la sede della conferenza 1968. L’eredità dell’utopia, di Antonio Elorza, storico e professore universitario: il fallimento delle utopie nella politica conservatrice di Nixon, di Brezhnev, della Dc italiana.
Pop, nel senso più proprio del termine, l’incontro clou, sabato 13 ottobre all’Auditorium: quale influenza ha avuto il festival di Sanremo sull’immaginario spagnolo? Quali figure furono protagoniste di uno scambio che da culturale si fece ideologico? Ne parleranno due testimoni e protagoniste, Lucia Bosé e Raffaella Carrà. Per la parte spagnola, Paco Clavel, Juan Sanchez, Alejo Stivel e Alaska. Quest’ultima, idolo spagnolo, autrice e cantante poliedrica, ispiratrice di Andy Warhol (Unidentified woman) e nel cast del primo film di Almodovar Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del gruppo.