Corriere della Sera (Roma)

La mamma ritrovata

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Era una donna sui 35, polacca, che cercava la mamma ricoverata nell’ospedale dove faccio il volontario 3 volte a settimana: era al pronto soccorso, con gli occhi chiusi. L’avevo notata, triste e malvestita, dimostrava 75 anni e ne aveva invece 59: malata terminale. La ragazza mi ha raccontato che da 20 anni la madre era sparita da casa, per scelta, e viveva in strada. Era stata avvisata della malattia da alcune suore, che l’avevano convinta ad andare a casa loro, vicino San Pietro. La figlia mi ha confermato di essere stata chiasono mata dalle suore, che l’avevano rintraccia­ta a Rieti trovando un codice fiscale tra le poche cose della madre, che non aveva nemmeno detto il suo vero nome. Ho così saputo che aveva altri 3 figli maschi, ma che non erano voluti venire. La ragazza intanto, mentre guardava la mamma scattava foto che inviava ai fratelli implorando­li di venire, perché stava morendo. Il giorno dopo in corsia ho ritrovato la paziente con la figlia e vari uomini: due dei figli erano venuti mentre gli altri signori erano i suoi amici di strada. La signora ha aperto gli occhi, ha guardato i figli e gli amici, poi, quasi sorridendo, li ha richiusi per sempre. Il medico presente al decesso ha detto: «È un caso che abbia aperto gli occhi e sorriso all’arteria dei figli e amici, per poi morire». No dottore, non è stato un caso, mi creda. Lettera firmata

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