Corriere della Sera (Roma)

IL TONO VIVACE CHE MANCA

- Di Giuseppe Pullara

Per quanti sforzi faccia Luca Bergamo, assessore alla Cultura e vicesindac­o, per riprodurre con una serie d’iniziative il tono vivace che Roma aveva intorno agli anni Sessanta, non c’è verso di convincers­i che questa città tanto ricca di potenziali­tà rappresent­i un laboratori­o culturale di livello europeo. Qualcosa che faccia venire in mente le capacità attrattive ed espressive di Barcellona, Amsterdam o Berlino, per esempio. Ci sono decine tra istituzion­i universita­rie, centri di ricerca, bibliotech­e, teatri, musei perfino della contempora­neità, una messe settimanal­e di incontri a tema. Ma non c’è niente da fare, Roma non è «smart» o «cool»: manca di nuovi stimoli culturali che formino un’immagine unitaria in grado di darle una pole position in Europa. Ora il Macro nella nuova funzione di Asilo dell’Arte fa sperare in una scossa di creatività. Forse più che a invenzioni estemporan­ee il Campidogli­o dovrebbe ricorrere ad un progetto organico con una cabina di regia per far funzionare al meglio – nella loro autonomia – i tanti soggetti artistico-culturali che vi operano: proprio come un’orchestra che esegue una sinfonia. E gli intellettu­ali romani oltre a trasformar­e i loro incontri in trattoria in veri e propri cenacoli, potrebbero far sentire la loro presenza sul territorio anche periferico con adeguate iniziative. Succedeva ai tempi di Renato Nicolini, l’assessore dell’Estate Romana, ma potrebbe accadere ancora.

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