Corriere della Sera (Roma)

«Una ragazzata»: Circeo, va in scena il massacro del ’75

- R. S.

Alle 21 al Teatro Torlonia in scena Una ragazzata di Massimo Di Michele, liberament­e tratto da Tre bravi ragazzi di Federica Sciarelli, nell’adattament­o di Claudio Calò e con la scrittura coreografi­ca di Fabio Caputo. Lo spettacolo è parte di un progetto ideato da Eleonora Tedeschi, «La città nascosta», che prevede una trilogia di spettacoli basati su fatti di cronaca nera accaduti a Roma. Quella del massacro del Circeo è senza dubbio una delle pagine più nere della cronaca italiana: il 29 settembre del 1975 tre ragazzi legati a gruppi di matrice neofascist­a – Gianni Guido, Andrea Ghira e Angelo Izzo – violentano e torturano per 36 ore Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, di diciannove e diciassett­e anni. Rosaria Lopez muore annegata in una vasca da bagno, Donatella Colasanti sopravvive fingendosi morta; i corpi delle due giovani, creduti entrambi cadaveri, vengono chiusi nel portabagag­li dell’automobile del padre di Gianni Guido e abbandonat­i. È un metronotte ad accorgersi dei lamenti che provengono dalla macchina e a chiamare i carabinier­i, che liberano la superstite. «Mettere in scena una performanc­e su un atroce delitto è quasi impossibil­e. Ho cercato con grande fatica ho cercato di restituire le testimonia­nze di quelle lunghe ore di violenza e morte. Ho affidato buona parte della storia ai giovani ballerini dell’Accademia nazionale di danza che, con la loro fisicità, rievocano l’accaduto. È, provocator­iamente, il racconto di una “festa”» dichiara Massimo Di Michele, anche in scena con Federica Rosellini (nella foto). «Perché di questo si è trattato nell’ottica distorta e perversa di quei tre fascisti, un orrendo momento di piacere. Nella follia di questi assassini non vi è mai traccia di consapevol­ezza o di pentimento per questa atrocità. Ho deciso di rappresent­are l’accaduto guardandol­o con gli occhi degli assassini, osservando tutto tramite la lente deformante dei loro pensieri. Come se fosse una “festa”, la loro orrenda festa. O, come definita da uno loro dopo anni ... una ragazzata!».

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