Corriere della Sera (Roma)

Che sorpresa Grande

- di Franco Cordelli

Un altro spettacolo di Romaeuropa di tutto riguardo. In teoria Grande – (il trattino, ci dicono, è di rigore) di Tsirihaka Harrivel e Vimala Pons andato in scena all’Auditorium è una «rivista» circense, in realtà è un mix di «acrobazia, nuovo circo, e music-hall». I nomi dei due autori e interpreti non li so decifrare, non ne capisco l’origine, ma di fatto sono francesi, vengono dalla Francia, come tutto il grande circo contempora­neo (ad Avignone non ne manca mai la frequentaz­ione). Essi dicono nell’intervista che accompagna lo spettacolo cose belle e non meno sorprenden­ti di ciò che vediamo. Ne cito qualcuna: «La scrittura da circo è una nuvola quantistic­a, in cui nulla è casuale ma tutto è impossibil­e da fissare». Oppure, a proposito della musica: «Esistono inni al paese e marce nuziali dall’aspetto maestoso, ma nessuna musica per la sediolina della nostra infanzia». O ancora: «Un music-hall, un gran passare in rivista tutto ciò che ci rende furiosi, innamorati e dubitanti». E infine: «Sfocare l’autobiogra­fia per avere più a che fare con l’intimo che con l’intimità». E come queste parole è lo spettacolo: ti prende sempre di sorpresa, viene parlato ma in modo bislacco, si passa da un numero all’altro con pause annunciate o all’improvviso. Vi sono due numeri maestosi. Il primo è l’inizio della fine: uno strip-tease infinito (12 minuti). Vorrei conoscere il nome degli abiti, degli indumenti, delle maschere che Vimala si toglie prima della nudità. L’altro di continuo si ripete: uno scivolo vertiginos­o lungo il quale alla fine e al principio Tsirihaka si lascia andare in modo sempre uguale ma diverso: tra le braccia di lei.

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