Che sorpresa Grande
Un altro spettacolo di Romaeuropa di tutto riguardo. In teoria Grande – (il trattino, ci dicono, è di rigore) di Tsirihaka Harrivel e Vimala Pons andato in scena all’Auditorium è una «rivista» circense, in realtà è un mix di «acrobazia, nuovo circo, e music-hall». I nomi dei due autori e interpreti non li so decifrare, non ne capisco l’origine, ma di fatto sono francesi, vengono dalla Francia, come tutto il grande circo contemporaneo (ad Avignone non ne manca mai la frequentazione). Essi dicono nell’intervista che accompagna lo spettacolo cose belle e non meno sorprendenti di ciò che vediamo. Ne cito qualcuna: «La scrittura da circo è una nuvola quantistica, in cui nulla è casuale ma tutto è impossibile da fissare». Oppure, a proposito della musica: «Esistono inni al paese e marce nuziali dall’aspetto maestoso, ma nessuna musica per la sediolina della nostra infanzia». O ancora: «Un music-hall, un gran passare in rivista tutto ciò che ci rende furiosi, innamorati e dubitanti». E infine: «Sfocare l’autobiografia per avere più a che fare con l’intimo che con l’intimità». E come queste parole è lo spettacolo: ti prende sempre di sorpresa, viene parlato ma in modo bislacco, si passa da un numero all’altro con pause annunciate o all’improvviso. Vi sono due numeri maestosi. Il primo è l’inizio della fine: uno strip-tease infinito (12 minuti). Vorrei conoscere il nome degli abiti, degli indumenti, delle maschere che Vimala si toglie prima della nudità. L’altro di continuo si ripete: uno scivolo vertiginoso lungo il quale alla fine e al principio Tsirihaka si lascia andare in modo sempre uguale ma diverso: tra le braccia di lei.