Corriere della Sera (Roma)

Santon, quando il destino ti concede una seconda chance

- Di Paola Di Caro

Siamo tutti stati, almeno una volta, Davide Santon. Nella vita di ciascuno di noi c’è stato un momento - a 5, 20, 50 anni - in cui ci siamo sentiti in cima al mondo, con il sogno che si fa da illusione ad oggetto reale, da stringere tra le mani, senza paura che si rompa, o che svanisca, o sempliceme­nte si perda. C’è sicurament­e stato un giorno in cui un Mou - fosse stato un professore, un datore di lavoro, o anche il compagno di scuola adorato in segreto - ci ha detto sì, col sorriso che illumina la vita. Succede però che puoi sentirti in Paradiso e rimanerci un po’ e non renderti conto che quello che era ieri sta lentamente, o di colpo, cambiando. E succede che gradualmen­te ci si ritrovi - per uno, mille o anche nessun motivo - a scendere i gradini fino a ritrovarsi a terra, al punto di partenza, anzi più in giù. Succede che si molli, si cambi strada, o che la strada te la facciano cambiare con risatine alle spalle o con sarcasmo. Oppure succede che la vita che fa tanti giri - ti dia un’altra possibilit­à. Quando meno te lo aspetti. Dove meno te lo aspetti. Che il mondo non è sempre brutto, e il destino non è sempre scritto. Per questo fa bene la storia di Davide Santon, rinato a 27 anni per uno, mille o anche nessun motivo. Perché la vita è fatta di virgole, più che di punti. Ed è bello metterne ancora, ancora, ancora.

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