Corriere della Sera (Roma)

SGOMBERI, MA DIRITTI RISPETTATI

- Di Giuseppe Pullara

Finalmente si sgombera. L’inferno della ex fabbrica di penicillin­a sulla Tiburtina all’altezza del Gra verrà svuotato dalle centinaia di anime penitenti che lo hanno abitato per anni. L’elenco degli ambienti da sloggiare è lungo, e pare che nell’era Salvini alle intenzioni possano seguire i fatti. Si ripristina la legge e i poveracci a vario livello (escludiamo gli Spada di Ostia) sono portati via da luoghi degradanti e malsani. Gli edifici, restaurati, riprendera­nno la loro vitalità con nuove funzioni. E questo è il mezzo bicchiere pieno. Poi c’è quello vuoto: che fine fanno gli sgomberati? Devono essere portatori di handicap, donne incinte e bambini per sperare in un nuovo riparo fornito dal Comune. Gli altri si arrangeran­no. Ci sono decine di migliaia di abitazioni vuote, nuove o no, interi edifici senza utilizzo: una folla di senzatetto vi cercherà un nuovo asilo di fortuna. Se andrà male ci sarà una tettoia, un fitto cespuglio, perfino un cartone. I posti da tempo okkupati saranno liberi, ma gli ex occupanti dovranno trovare nuovi spazi perché da qualche parte devono pure rifugiarsi. È una triste giostra che ricorda l’ammuina della marina borbonica: chi sta sopra vada sotto, chi sta là vada qua, chi sta a destra vada a sinistra e via così per far vedere che tutto funziona. Invece non è vero. Gli sgomberi non risolvono niente se non esiste un piano per far passare le anime dolenti dall’inferno almeno nel purgatorio.

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