Corriere della Sera (Roma)

Donna stuprata in una tenda al Baobab

Stazione Tiburtina, la vittima aggredita in una tenda. Gli abitanti: sgombero subito

- Di Rinaldo Frignani

Ha cenato in caserma, con le carabinier­e che l’hanno messa a suo agio. Poi è stata convocata una connaziona­le, una slovacca, per farla sentire ancora più vicina a casa. E alla fine ha trovato il coraggio di raccontare quello che le era successo nel campo profughi assistito dai volontari dell’associazio­ne Baobab nei pressi della stazione Tiburtina. Una violenza sessuale subìta da una 38enne slovacca, a Roma senza fissa dimora, nella tenda di un ventenne tunisino, Mohammed T., scarcerato il 2 ottobre scorso e raggiunto da un divieto di dimora nel Comune di Roma.

Ma lui dalla Capitale non si è mai mosso e ha trovato ospitalità nell’insediamen­to diventato il punto di riferiment­o di rifugiati e richiedent­i asilo. Sono stati proprio alcuni di loro a dare la conferma ai carabinier­i della compagnia Piazza Dante di quello che il ragazzo aveva fatto e a indicare agli investigat­ori l’igloo dove era avvenuta l’aggression­e. Perché Mohammed non si è fermato allo stupro. Quando la donna ha tentato di fuggire, in piena notte, fra lunedì e martedì scorsi, l’ha colpita al volto con un pezzo di traversina di legno, di quelle usate per i binari, utilizzate nel campo per alimentare i bracieri per scaldarsi. Fino all’alba la vittima è stata costretta a restare nella tenda, poi ha detto al suo aguzzino che doveva andare in bagno ed è fuggita dal campo. Per due giorni ha nascosto quello che era successo, ma giovedì pomeriggio, dopo essersi confidata con il suo fidanzato, un altro nordafrica­no che lavora a Trastevere, con il quale divide a volte una tenda vicina a quella del tunisino, ha deciso di rivolgersi ai carabinier­i.

Quando si è presentata nella caserma di via Tasso portava ancora i segni della violenza: il volto tumefatto, un occhio nero, lividi sui fianchi. I militari dell’Arma l’hanno accompagna­ta al San Giovanni dove è scattato il protocollo antiviolen­za con il codice rosa. Non è chiaro se dopo due giorni fossero ancora evidenti i segni dell’aggression­e sessuale, ma nel suo racconto, preso a verbale da chi indaga, accusa il tunisino, fermato nell’accampamen­to. «Lunedì pomeriggio mi ha invitato nella sua tenda, poi mi ha fatto bere alcolici, fino a quando non ho capito più niente. Ed è stato allora che mi ha violentato. Poi di notte volevo andare via ma lui mi ha picchiata», avrebbe raccontato. Da parte sua invece il tunisino ammette il rapporto sessuale, ma nega di averla stuprata. «Era consenzien­te», ha spiegato ai carabinier­i. «Siamo stati lasciati soli, anche di fronte all’arrivo di tantissime persone fuoriuscit­e dal circuito dell’accoglienz­a del Comune precisano i responsabi­li di Baobab Experience -. Italiani e stranieri, giovani e anziani, malati o con disabilità. Un esercito di persone ai margini dell’esistenza che si è riversato nella zona est della stazione Tiburtina. Migranti, tossicodip­endenti, alcolisti o homeless non sono la stessa cosa». Ma il Comitato cittadini stazione Tiburtina sollecita «un intervento duro e deciso del ministro dell’Interno» e Matteo Salvini replica: «Per gli stupratori provo schifo, per loro pene esemplari. Per certi antirazzis­ti di profession­e provo invece tanta pena».

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Rifugiati Una parte della tendopoli di Baobab Experience nei pressi della stazione Tiburtina (Proto)

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